Divento genitore, le cose che devo sapere
La nascita del primo figlio provoca spesso sentimenti contrastanti: da una grande gioia a timori e preoccupazioni. E costringe a rivedere gli equilibri interni alla coppia di Angela Dassisti
Il desiderio di diventare genitori è piuttosto comune nelle coppie, passato un tempo variabile dalla loro unione. Generalmente è più spiccato nelle donne, ma sempre più spesso viene esplicitato in modo del tutto naturale anche dagli uomini, che desiderano diventare papà.
In alcuni casi, però, alla decisione di avere un bambino non consegue per relazione causale immediatamente una gravidanza. A volte, infatti, i genitori si scontrano con la difficoltà di avere figli e con la grande inquietudine che deriva dall’attesa di risultati positivi, o dall’esito di specifici trattamenti medici. Talvolta, invece, l’arrivo di un figlio è inaspettato e determina sconvolgimenti all’interno della coppia, costringendola a fare i conti con doveri e preoccupazioni a cui non si era preparata.
Il pensiero di diventare mamma o papà, che sia inatteso o programmato, provoca spesso sentimenti contrastanti: positivi circa la gioia di avere una propria discendenza e la tenerezza al pensiero di accudimento di un neonato; negativi rispetto alle preoccupazioni sulla salute del nascituro e relativamente alla gestione pratica ed economica in seguito all’arrivo di un figlio.
Esistono, tuttavia, anche paure molto intense, non esclusive ma che investono soprattutto le madri che arrivano a dubitare fortemente delle proprie capacità genitoriali e spesso vengono spaventate dalla fatica che avvertono nelle altre mamme che conoscono. Inoltre, talvolta, la gravidanza può costituire un cambiamento così forte nell’omeostasi della coppia o dell’individuo, da scatenare reazioni di panico e affanno, poiché destabilizza fortemente l’equilibrio raggiunto e rappresenta una metamorfosi troppo faticosa da gestire ed accettare.
In tutti questi casi, però, i futuri genitori hanno bisogno di aiuti concreti. Fortunatamente negli ultimi decenni sono state accantonate le concezioni innatiste sulla gravidanza, per cui come accade per tutte le femmine del mondo animale è l’istinto che guida madri e padri nella crescita della prole. Sempre più frequentemente i genitori prossimi, infatti, seguono corsi pre-parto, in cui vengono date loro informazioni sull’evoluzione della gravidanza e sul momento del parto, ma ricevono anche indicazioni di tipo pratico sui mesi successivi alla nascita: i 1.000 giorni più importanti nella vita di un individuo.
Ma cosa succede dopo? I colloqui con i genitori sembrano mettere in evidenza quattro momenti differenti nella crescita dei figli: i primi anni di vita, il periodo scolare, l’adolescenza e l’età adulta. Essi rappresentano dei segmenti temporali in cui tutti i genitori si trovano a dover affrontare situazioni piuttosto simili, ma soprattutto non sembrano facilitati dall’esperienza conseguita nelle fasi precedenti. Soprattutto con i primogeniti, accade infatti che un genitore, pur avendo raggiunto una sufficiente esperienza, si ritrovi a dover iniziare nuovamente un processo di comprensione, modificazione e assimilazione delle conoscenze sul proprio figlio nel momento in cui si avanza temporalmente dalla prima all’ultima di queste tappe. Ognuna delle quattro fasi rappresenta, inoltre, un momento specifico e spesso unico, poiché le richieste e le regole che le governano variano da un figlio all’altro.
Quali consigli allora è possibile fornire a chi ha deciso o è in procinto di diventare genitore? Anzitutto considerare il fatto che le paure sono del tutto normali e fanno parte del processo di pianificazione del futuro che l’individuo è portato a fare. Nella programmazione della propria esistenza, infatti, si è inclini a valutare eventi o situazioni probabili e conseguenze possibili anche alla luce delle proprie esperienze. L’arrivo di un figlio non ha precedenti e nessuno dei due genitori ha esperienze che possano aiutarlo, pertanto è del tutto naturale avere timore.
I futuri genitori possono avvalersi di corsi pre-parto e chiedere o leggere le informazioni utili durante la gestazione e fondamentali nei primi mesi di vita. Dopo un primo momento di scoraggiamento rispetto alle ore di sonno, quantità di latte, vaccini o cure, in genere si acquisisce maggiore dimestichezza e si diventa sufficientemente abili. In una nuova riorganizzazione ci vuole del tempo perché tutto funzioni in modo fluido, ma questo è possibile, basta affrontare un problema alla volta. I consigli di nonne e zii talvolta sono preziosi, ma in genere sono i genitori a decidere la linea alimentare ed educativa dei propri figli. Scegliere a seguito dei consigli del pediatra ed in accordo con il partner aiuta ad avere una maggiore serenità.
È importante, tuttavia, avere sempre chiaro che i bambini hanno bisogno di costanza e che nei primi mesi, probabilmente la vita dei genitori si dovrà riorganizzare sulla base delle esigenze del piccolo. Questo provoca in genere difficoltà di gestione della quotidianità, ma anche piccole frustrazioni alla mamma e alla coppia.
Dopo i primi momenti idilliaci e pieni d’amore nella simbiosi con il proprio pargolo, subentrano cali ormonali, stanchezza e cambiamenti fisici che indeboliscono la madre e possono incidere negativamente sulla serenità del rapporto madre-bambino e della vita familiare. In genere non c’è bisogno di allarmarsi, sono situazioni momentanee che tendono a scomparire, a patto che la coppia sia aiutata e supportata, magari dalle famiglie di origine. Nel caso in cui ci sia il rifiuto di accudire il bambino, però, è sempre auspicabile contattare un esperto che potrà fornire piccoli trucchi per affrontare la situazione difficile della neo-mamma.
Anche il papà può essere dispiaciuto della fatica eccessiva della madre e soffrire per il fatto di avere minori attenzioni rispetto al passato. In genere è consigliabile parlare con il proprio partner delle difficoltà che si incontrano e della necessità di avere più considerazione: questo aiuta a non perdere il rapporto esclusivo di coppia e lo colloca all’interno di una nuova dimensione, quella di famiglia.
Non esiste un manuale per diventare genitore, non a caso, infatti, nella tradizione popolare si sostiene che sia il mestiere più difficile, nel quale non si finisce mai di imparare.
La gioia nel ricevere il dono della vita dei propri figli, tuttavia, la felicità di riconoscere qualcosa di sé nel bambino, l’amore e la tenerezza che i figli offrono nel momento in cui guardano i nostri occhi con ammirazione ripagano tutti i sacrifici e tutte le difficoltà.
Ci si può allenare a diventare una buona mamma e un buon papà, ma la cosa che si dovrebbe sempre tener presente è che prima di tutto i bambini hanno bisogno dell’amore dei genitori, delle loro cure e del loro rispetto. Il ruolo del genitore non è quello di insegnare, di modificare o di restare delusi per le cose che i figli non riusciranno a fare o sbaglieranno, perché accadrà anche questo. Il genitore rappresenta una guida amorevole, che all’inizio del cammino anticipa la carovana e prepara il sentiero, ma gradualmente si mette da parte e lascia che essa proceda autonomamente, osservandola a distanza mentre procede compatta e sicura verso la destinazione.
Non abbiate timore, amate i vostri figli.
19 aprile 2012