Don James, «donato interamente a Cristo»
I funerali del sacerdote panamense prematuramente scomparso. La meditazione del cardinale Vallini nella basilica lateranense sui passi di una lettera scritta dal giovane prete poco prima della morte di Nicolò Maria Iannello
«Questo nostro fratello ha creduto nell’Amore e lo ha servito». Sono queste le parole con cui oggi, lunedì 14 novembre, all’inizio della Messa di esequie a San Giovanni in Laterano il cardinale vicario Agostino Vallini ha ricordato don James Arosemena Batista, scomparso lo scorso 10 novembre all’età di 37 anni in seguito probabilmente a una crisi epilettica. Il giovane sacerdote era nato a Panama il 12 gennaio 1974 ed era stato ordinato il 2 maggio 2004 in San Pietro. Dal settembre 2007 era vice parroco di Santa Maria Regina dei Martiri a Dragona, dove il suo corpo è stato ritrovato senza vita dal parroco don Leonardo Bartolomucci. Intorno alla salma si sono riuniti i giovani ragazzi dell’oratorio, i parrocchiani, gli amici, i parenti e i fedeli del cammino neocatecumenale, di cui don James faceva parte.
«Quello della morte – ha precisato il cardinale Vallini – è un momento che ci deve ricordare la precarietà della vita, ma ci deve spingere a fissare il nostro sguardo sull’eternità». E per parlare del giovane don James il porporato ha letto alcuni stralci di una lettera che lo scorso settembre il sacerdote aveva scritto in occasione della morte di Raffaele, un ragazzo della sua parrocchia. Delle parole, secondo il cardinale vicario, che possono essere definite «il suo testamento spirituale»: davanti alla morte del giovane lo stesso James dice di «provare una profonda contraddizione». Da una parte «sentivo allegria perché mi ricordavo di quando Raffaele mi aveva raccontato della sua gioia nell’essere andato a Madrid e nell’avere incontrato il Papa, un regalo che avrebbe custodito dentro di sé per sempre»; ma dall’«altra sentivo una profonda tristezza legata al peso dei miei peccati».
Poi il suo desiderio di «andare a partecipare della stessa gioia di Raffaele». Un sentimento, quest’ultimo, «che – ha precisato il cardinale – è il segno del suo cammino nella fede in una realtà che ci supera e alla quale bisogna arrivare preparati». E don James «venuto da terre lontane fino a Roma si era donato interamente a Cristo per dire che Cristo è risorto». Per questo «oggi seppur nelle lacrime non c’è spazio per la tristezza, ma per la fede e la gratitudine». Parole di conforto che Vallini ha rivolto a tutti i presenti e ai sacerdoti che «sono qui riuniti per dare senso al proprio apostolato con tutta la propria fragilità».
A concludere la cerimonia, i ringraziamenti del cardinale vicario ai parenti del giovane prete «per avere donato alla Chiesa di Roma il proprio figlio». E le parole di don James, quelle della lettera scritta alla scomparsa di Raffaele, lette con tono commosso da don Ricardo Reyes, suo amico e compagno di seminario.
14 novembre 2011