Girotto: «Vi presento il jazz napoletano»
Il sassofonista argentino in concerto il 22 marzo al Conservatorio di Santa Cecilia. Nell’album “Passione” lavora in coppia col pianista partenopeo Francesco Nastro di Concita De Simone
Siamo abituati ad ascoltare il suo sax, lo strumento che, per eccellenza, ha un suono simile alla voce umana. Ed è la voce commossa di Javier Girotto a rispondere al telefono, mentre è in tournée in Olanda. La sera prima, quella della fumata bianca, gli è arrivata la notizia mentre si preparava per il concerto. Anche lui, come tanti fedeli nel mondo, seguiva le immagini di piazza San Pietro attraverso la tv. «Mi hanno inviato tantissimi messaggi per congratularsi per il nuovo Papa, argentino come me», racconta.
Girotto ormai è italianizzato, anzi, romanizzato. Nato a Cordoba, volendo avvicinarsi alla musica jazz, comincia a frequentare Buenos Aires, in cerca di qualcuno che lo avvii al genere americano, ma senza fortuna. Quindi frequenta il Conservatorio nella sua città natale e a 19 anni, grazie a una borsa di studio, si trasferisce per quattro anni a Boston per studiare alla Berklee College of Music. A 25 anni arriva in Italia per curare alcuni affari della sua famiglia, di origini pugliesi, decidendo così di iniziare proprio nel nostro Paese la carriera professionale che oggi lo consacra uno dei sassofonisti jazz più apprezzati a livello internazionale.
Nella Capitale tornerà in tempo per essere nella sala concerti del Conservatorio di Santa Cecilia come ospite dell’Orchestra giovanile di Monte Mario, il prossimo 22 marzo. L’ensemble, fin dal 2009, è formato dai più talentuosi giovani musicisti provenienti dal Conservatorio e dalla scena romana e la presenza di Girotto conferirà ulteriore prestigio alla serata.
Altro progetto che il sassofonista argentino proporrà a Roma è quello che andrà in scena il 13 aprile all’Auditorium Parco della Musica, dove presenterà l’album “Passione”, prodotto dalla Cam Jazz, in cui suona con Francesco Nastro, pianista partenopeo che ha avuto l’idea di trasformare in standard jazz le sue canzoni in dialetto napoletano
Parlaci di questa “Passione”…
È un album in cui ho collaborato con Francesco Nastro, un bravissimo pianista di Castellamare di Stabia, che mi ha chiesto di suonare con lui. La musica napoletana ha delle bellissime melodie e armonie e si presta molto al jazz. Le canzoni napoletane diventano dunque come gli standard americani. Mi piacciono molto perché ci ritrovo una certa somiglianza con il concetto melodico argentino, si sente il tocco latino. Diciamo che siamo parenti, dal punto di vista stilistico. A maggio invece suonerò al Festival del Sassofono, sempre all’Auditorium.
Che effetto ti ha fatto l’annuncio del nuovo Papa, Jorge Mario Bergoglio, argentino come te?
Ho provato una grande emozione. A Cordoba ho frequentato le scuole salesiane per 12 anni, poi mi sono un po’ allontanato, ma resto un credente e un Papa argentino, il primo latinoamericano, mi rende molto felice. Questa apertura dei cardinali che l’hanno eletto, mi fa pensare che ci sia aria di cambiamento nella Chiesa e forse ce n’era bisogno. Non conosco personalmente il nuovo Papa, anche perché non vivo più in Argentina dal 1987, ma ci torno almeno ogni tre anni per suonare nelle manifestazioni musicali. La cosa che ammiro del mio Paese è che, nonostante la crisi, non si è persa la voglia di cultura, c’è sempre un gran fermento. Certo, la crisi non è mai finita. Basta andare nella periferia della capitale. Ma a Buenos Aires sono dei “maghi”, riescono a campare nonostante tutto, hanno molta inventiva e altrettanta dignità. Il fatto è che vivono con poco, hanno un altro stile rispetto all’Europa occidentale. In Italia, come in altri Paesi europei, c’è troppo consumismo, troppa frenesia nel consumo, nell’avere. Si sprofonda se non si riescono ad avere quelle certe cose. Torno spesso in Argentina anche per non dimenticarmi il valore dell’essenzialità e della semplicità, valori che Papa Francesco ci ha già dimostrato di avere. Credo proprio che questa sua semplicità, questa sua modestia tipicamente argentina, faranno riavvicinare tanta gente alla fede.
15 marzo 2013