“Il dialogo necessità vitale”
L’udienza del Papa ad ambasciatori di Paesi a maggioranza musulmana e ad esponenti islamici che vivono in Italia di Angelo Zema
«Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà». Lo ha detto il Santo Padre questa mattina, ricevendo, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, il cardinale Paul Poupard, presidente del pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, insieme ad alcuni esponenti delle comunità musulmane in Italia. Presenti all’incontro anche gli ambasciatori dei Paesi a maggioranza musulmana accreditati presso la Santa Sede.
Salutando il cardinale, gli ambasciatori, i «cari amici musulmani», il Papa si è detto «lieto di accogliervi in quest’incontro da me auspicato per consolidare i legami di amicizia e di solidarietà tra la Santa Sede e le comunità musulmane del mondo». «Ben note sono le circostanze che hanno motivato questo nostro appuntamento – ha aggiunto – e su di esse ho già avuto occasione di intrattenermi durante la passata settimana. In questo particolare contesto, vorrei oggi ribadire tutta la stima e il profondo rispetto che nutro verso i credenti musulmani, ricordando quanto afferma in proposito il Concilio Vaticano II e che per la Chiesa Cattolica costituisce la Magna Charta del dialogo islamo-cristiano: “La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce” (Dichiarazione Nostra aetate, n. 3, ndr)».
Benedetto XVI ha ricordato che fin dall’inizio del pontificato si augurò il consolidamento dei «ponti di amicizia con i fedeli di tutte le religioni, con un particolare apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani». «In un mondo segnato dal relativismo, e che troppo spesso esclude la trascendenza dall’universalità della ragione – ha sottolineato il Santo Padre nel suo discorso, pronunciato in francese – abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa. In continuità con l’opera intrapresa dal mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, auspico dunque vivamente – ha proseguito – che i rapporti ispirati a fiducia, che si sono instaurati da diversi anni fra cristiani e musulmani, non solo proseguano, ma si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso, un dialogo fondato su una conoscenza reciproca sempre più autentica che, con gioia, riconosce i valori religiosi comuni e, con lealtà, prende atto e rispetta le differenze».
Ribadendo la necessità del dialogo interreligioso e interculturale, il Papa ha affermato che «i nostri contemporanei attendono da noi un’eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. È pertanto necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, autorità religiose e responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire così. Gli insegnamenti del passato non possono dunque non aiutarci a ricercare vie di riconciliazione perché, nel rispetto dell’identità e della libertà di ciascuno, diamo vita a una collaborazione ricca di frutti al servizio dell’intera umanità». Anche in questo caso Benedetto XVI ha fatto riferimento al suo predecessore, in particolare al discorso rivolto da Giovanni Paolo II ai giovani a Casablanca, in Marocco, in cui disse che «il rispetto e il dialogo richiedono la reciprocità in tutti i campi, soprattutto per quanto concerne le libertà fondamentali e più particolarmente la libertà religiosa. Essi favoriscono la pace e l’intesa tra i popoli».
Per Benedetto XVI, «nella situazione in cui si trova il mondo oggi, è un imperativo per i cristiani e i musulmani impegnarsi nell’affrontare insieme le numerose sfide con le quali si confronta l’umanità, specialmente per quanto riguarda la difesa e la promozione della dignità dell’essere umano e i diritti che ne derivano. Mentre crescono le minacce contro l’uomo e contro la pace, riaffermando la centralità della persona e lavorando senza stancarsi perché la vita umana sia sempre rispettata, cristiani e musulmani rendono manifesta la loro obbedienza al Creatore, la cui volontà è che tutti gli esseri umani vivano con quella dignità che Egli ha loro dato». La conclusione del discorso è nell’auspicio che «Dio misericordioso guidi i nostri passi sui sentieri d’una reciproca e sempre più vera comprensione». «Nel momento in cui i musulmani iniziano l’itinerario spirituale del mese di Ramadam – ha affermato – rivolgo a tutti i miei cordiali voti augurali, auspicando che l’Onnipotente accordi loro un’esistenza serena e tranquilla».
Nell’indirizzo di omaggio rivolto al Santo Padre, il cardinale Poupard aveva detto: «“Res nostra agitur”, “Si tratta di cosa nostra”, dicevano gli antichi Romani. E i romani di oggi l’hanno riaffermato in questi ultimi giorni nella capitale, la casa comune di questa millenaria città degli incontri. Noi abbiamo insieme un passato da accettare consapevolmente, e un futuro da assicurare, condividendo la nostra fede nel Dio unico e il nostro rispetto dell’uomo creato a sua immagine e somiglianza». «Raccogliendo la feconda eredità del vostro predecessore Giovanni Paolo II di venerata memoria, messaggero di Dio e pellegrino di pace attraverso le nazioni», aveva aggiunto il cardinale, l’impegno di tutti è a operare per una «nuova simbiosi della fede e della ragione nel dialogo delle religioni e delle culture».
25 settembre 2006