Istat: il nostro è un paese per vecchi

I dati dal dossier “Noi Italia”: ci sono 144 anziani ogni 100 giovani. Preoccupa la disoccupazione: un ragazzo su quattro è senza lavoro da Redattore Sociale

L’Italia è ancora un paese per vecchi, ma qualcosa sta cambiando: in alcune Regioni, infatti, l’indice di vecchiaia è in calo. Così come “leggere” il Belpaese vuol dire imbattersi in punti di forza («l’efficienza energetica; la speranza di vita che continua a crescere») ma anche in ormai annose debolezze (una sorta di welfare privato garantito dall’impegno delle famiglie e tassi di natalità dovuti solo ai cittadini immigrati). A disegnare il quadro della situazione socio-economica nazionale è l’Istat, che presenta “Noi Italia”, dossier che attraverso 100 statistiche tematiche mette insieme «i diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano». O, più semplicemente, seleziona, «tra migliaia di dati che pubblichiamo, gli indicatori con cui sintetizzare la situazione del paese» (il dossier è disponibile all’indirizzo http://noi-italia.istat.it). Dati e valutazioni, raccolti in 120 schede e distribuiti su 19 settori di interesse, si possono consultare in modo ragionato per settori e per singole schede, scaricare su un foglio elettronico e approfondire con i link presenti in ogni pagina.

Secondo il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, da “Noi Italia” viene fuori, del paese, una «immagine in cui ci sono punti di forza e punti di debolezza. Tra i punti di forza abbiamo l’efficienza energetica, che è abbastanza buona. Abbiamo il fatto che la speranza di vita continua a crescere, quindi le condizioni sanitarie, igieniche, di alimentazione continuano a far sì che gli italiani vivano più a lungo. Ma abbiamo anche una popolazione in cui il tasso di natalità cresce, anche se leggermente, ma cresce. Soprattutto grazie agli immigrati. Abbiamo, infatti, una popolazione straniera in aumento. Abbiamo una situazione economica che nel 2008/09 è stata difficile e ha portato un mercato lavoro con una perdita secca dell’occupazione, soprattutto giovanile. Ma abbiamo però delle famiglie che sono riuscite a fare da ammortizzatore sociale, anche se dobbiamo chiederci: ma per quanto ancora ci riusciranno? Abbiamo un sistema produttivo che ha punti di forza e punti di debolezza. Le esportazioni stanno ricominciando a crescere, soprattutto negli ultimi mesi. Ma alcuni settori sono ancora molto indietro e in generale la produzione industriale è nettamente più in basso che prima della crisi. Potremmo continuare così: il nostro è un paese complesso, e va letto nella sua complessità».

Tra i capitoli di “Noi Italia” ci sono la sanità, l’istruzione, l’ambiente e la popolazione. Per quanto riguarda quest’ultimo, «l’Italia è il quarto paese per dimensione demografica con quasi il 12 per cento dei circa 500 milioni di abitanti dell’Unione europea. Dal 2001 – si legge nel dossier – la popolazione ha ripreso a crescere al ritmo di 0,7% l’anno, per effetto della crescita delle nascite e, soprattutto, dell’immigrazione». Riguardo l’anzianità della popolazione, viene inserita tra quei fenomeni «che sono in evoluzione». A livello nazionale «dal 1° gennaio ci sono 144 anziani ogni 100 giovani; in Europa, solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato. La regione più anziana è la Liguria». Ci sono, però, regioni come quelle nel nord est del paese in cui l’indice della vecchiaia è in calo «perché ad esempio l’immigrazione si concentra in quell’area». Ma, spiega Giovannini, «ci sono poi regioni del Mezzogiorno dove il tasso è alto ma poi si perdono i giovani che si trasferiscono nel Nord-Est».

Sul fronte occupazione l’Italia registra un 57,5 per cento nella fascia di età 15-64 anni mentre resta preoccupante il dato sulla disoccupazione giovanile: un ragazzo su quattro è senza lavoro. Le donne occupate sono il 46,4 per cento, gli uomini il 68,6. Nel 2009, sono sempre dati Istat, il tasso di occupazione è diminuito di 1,2 punti percentuali rispetto al 2008 dopo un lungo periodo di crescita, tornando ai livelli del 2005. I livelli dell’occupazione nazionale restano ben al di sotto delle medie europee, soprattutto per quando riguarda la componente femminile. Il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni è pari al 35,7 per cento, in aumento rispetto al 2008 e in controtendenza rispetto a quanto avvenuto per l’occupazione nel suo complesso.

20 gennaio 2011

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