L’integrazione passa per il bucato

È nata la prima cooperativa di donne di etnia rom/sinta: una lavanderia finanziata dalla Regione da Redattore Sociale

Un progetto per il reinserimento degli “indultati”di R. S.

Si chiama Baxtalo Drom, che vuol dire buon cammino, buona strada. È il nome della prima cooperativa composta esclusivamente da donne di entia rom/sinta. Si tratta appunto della prima impresa di donne rom/sinte che nasce in Italia ed è stata promossa dall’associazione Opera Nomadi di Roma, con il concorso dell’associazione A.L.E.SS. Don Milani che ha gestito tutta la parte formativa del progetto “stiriamo in Romanès”, finanziato dalla Regione Lazio.

“Sieti stanchi del bucato? La cooperativa Baxtalo Drom vi offre servizi di lavanderia, stireria, riparazioni sartoriali su richiesta e con consegne a domicilio”. È questo il testo della semplicissima brochure di presentazione della nuova cooperativa, fatto unico nel panorama delle imprese sociali italiane. Tutti i capi sono previsti e prezzati, dagli asciugamani ai fazzoletti, alle federe, passando per le lenzuola, le maglie polo, i pantaloni e i jeans le gonne. E a proposito di gonne e di abiti femminili, sul tavolo della conferenza stampa di presentazione del progetto che si è tenuta giovedì scorso nella sala del Carroccio in Campidoglio, sono state disposte varie gonne prodotte dalle donne rom e sinte. Una produzione di alta qualità, è stata definita da famosi stilisti ai quali sono state sottoposte le gonne e gli abiti per un giudizio tecnico. La cooperativa cercherà anche di aprirsi alla collaborazione con altre donne rom che sono reduci dall’esperienza del carcere, cosa che in una città come Roma, per donne che spesso sono costrette all’accattonaggio, è abbastanza consueta. Basti pensare che la popolazione femminile del carcere di Rebibbia è costituita per il 25% da donne rom e sinte.

«Queste popolazioni – ha spiegato l’assessore Raffaela Milano – sono conosciute soprattutto per i fatti di cronaca e per le emergenze che si determinano ciclicamente nei campi. Noi vogliamo aiutarle a comunicare con la popolazione sulla base del loro lavoro imprenditoriale». Il progetto che è stato coordinato dall’assessore Milano e dall’assessore al lavoro del comune di Roma, Dante Pomponi, ha una grande potenzialità. Le donne rom possono trasferire nell’impresa tutte le loro capacità e il loro grande senso estetico. Ma la cooperativa non sarà una vicenda assistenziale perché ha in sé notevoli potenzialità produttive. Sostenute con soldi pubblici inizialmente, le donne rom dovranno cioè trovarsi la loro strada (come dice il nome stesso della cooperativa).

La sede della cooperativa è in via Alessandro della Seta, mentre le donne che vi lavoreranno provengono dalla comunità rumena rom di via Candoni (XV municipio), rom bosniaca di Vicolo Salvi (XI municipio), rom abruzzese del Madrione (IX municipio), rom abruzzese di Spinaceto (XII municipio e infine dei sinti/giostrai di via delle Sette Chiese (XI municipio). Tutte le socie della cooperativa hanno seguito un corso di 80 ore durante le quali sono state impartire nozioni sulla gestione complessiva di una impresa cooperativa. Tutte le fasi della lavorazione che non potranno essere svolte direttamente in via della Seta saranno svolte presso lo stabilimento della Cooperativa Spazio Lavoro di Genzano. Molto contente (e soprattutto emozionate) le donne rom che hanno partecipato alla conferenza stampa. Simpatico il gesto di una delle protagoniste di questa inedita esperienza che ricevendo in omaggio da Sergio Leoni, sindacalista Cgil del settore tessile, le spillette del sindacato, ne ha messa una all’orecchio, a mo’ di orecchino. Una colorata spilletta-orecchino di buon auspicio per lo sviluppo di questa bella iniziativa.

23 aprile 2007

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