Mariella Nava, “poetessa delle note”

In vista del suo concerto romano, lunedì 5 dicembre, la cantautrice racconta lo spettacolo e il suo ultimo disco di Concita De Simone
Il sito ufficiale di Mariella Nava

Si intitola “Condivisioni” il nuovo tour invernale di Mariella Nava, una della cantautrici italiane più conosciute e apprezzate non solo da critica e pubblico, ma soprattutto dai colleghi, cosa assai rara. Lunedì 5 dicembre farà tappa anche a Roma al Teatro Ambra Jovinelli (via Guglielmo Pepe 43/47). Sarà l’occasione per ascoltare le canzoni del suo omonimo ultimo lavoro discografico, un doppio cd (diviso in M e N, come le sue iniziali) dello scorso anno con cui l’artista rivisita in chiave personale i brani che ha consegnato a molti colleghi duettando con alcuni di loro, da Renato Zero, che ha prodotto il progetto, a Gianni Morandi, che scoprì per primo il suo talento, fino a Bocelli, Mietta, Syria, Gigi D’Alessio, Amii Stewart. L’album inoltre è impreziosito dal duetto inedito che Mariella ha composto e interpretato insieme alla grande Dionne Warwick, “It’s forever”, scelto come inno per i mondiali sciistici di Bormio 2005. Mariella Nava è nota anche per essere una persona umile e riservata, dotata di vena poetica e capacità di rendere in canzoni i sentimenti umani. E così l’ambiente teatrale è la collocazione ideale per le atmosfere intime che la cantautrice tarantina è abituata a generare con la sua musica mai banale e mai scontata.

Mariella, come sarà il tuo concerto?
È molto legato al disco. Racconto la mia vita artistica fino ad oggi, come autrice, con “Spalle al muro” per Renato Zero, “Questi figli” per Gianni Morandi, “Verrà il tempo” per Gigi D’Alessio, “Per amore” per Andrea Bocelli, “Come mi vuoi” per Eduardo De Crescenzo e altre ancora, ma anche come interprete. Mi piaceva l’idea di rendere visibile, sulla scena, quello che ho fatto. Sul palco, attraverso uno schermo, ci saranno un po’ tutti i personaggi che mi hanno accompagnata.

A quali di questi personaggi sei più legata?
Ognuno di loro è stato uno strumento per arrivare alla gente, ed è importante sia come artista che come amico per me. Certo, a Renato Zero devo molto. Ho condiviso con lui momenti di vita che porto dentro. E poi ha prodotto con Zerolandia questo ultimo disco e mi ha dato l’occasione di fare con lui la sua ultima tournèe. Un’emozione grande per me: ha un pubblico meraviglioso che mi ha sempre accolta bene. Ma non posso non citare anche Gianni Morandi che per primo ha creduto nella “ragazzina tarantina” che scriveva bene e mi ha aperto la strada.

Che significa avere sangue «zerolandese» nelle vene come scrive Renato Zero?
Significa la vicinanza, appunto, soprattutto quella di intenti. La passione per la gente, la vita vera, le cose semplici. Ma anche il coraggio di trattare con le canzoni temi che gli altri eludono. Significa riconoscere le stesse radici e farle assaporare anche al pubblico.

«L’unica legge discografica è l’idea» scrive sempre Renato Zero presentando il tuo album “Condivisioni”. Tu che rapporto hai con il mercato?
Un disco, per me, è un fermo immagine, una raccolta di sensazioni. È un oggetto che non si può scaricare in maniera informe. Da artista devo sottostare purtroppo a delle strettoie che limitano la mia fantasia. In un disco non c’è mai tutto quello che vorrei davvero comunicare. Ma per non perdere idee importanti c’è internet, di cui non va fatto un uso improprio, certo. Ma, se usato bene, dà grandi possibilità di far conoscere la propria musica.

Tu già nel 1995 hai fatto il primo concerto interattivo da Cagliari e pubblicato in rete un brano inedito. A quanto pare hai precorso i tempi …
Sì, mi spiegarono tutte le potenzialità di questo mezzo e la cosa mi piacque subito. La considero un’occasione di incontro. Dieci anni fa io già “chattavo” con fans in Russia, America e Giappone che mi avevano scoperta attraverso il sito.

Lo scorso 30 novembre hai partecipato a un concerto in occasione della Giornata mondiale delle città contro la pena di morte. Come mai hai scelto questa causa?
Sono convinta che la musica possa raccontare storie importarti e grandi e sono sempre felice quando mi invitano a eventi come questo dove noi artisti possiamo prestarci a veicolare messaggi significativi. La musica è un linguaggio universale attraverso cui si può parlare di libertà, diritti, amore. La vita va salvata sempre e dirlo in musica può essere per alcuni più incisivo. Io considero la musica la cura del mondo.

E come curi invece la tua anima?
Credo in Dio, non l’ho mai nascosto. E prego. Questo rapporto di intimità mi aiuta anche nello scrivere. Per me è un dono che non viene da me, ma più che guidata, mi sento guardata. Credo che Dio sia sempre con me e mi sento in uno stato di grazia quando compongo. E la preghiera mi dà sempre tanta forza.

2 dicembre 2005

Potrebbe piacerti anche