“Molto rumore per nulla” e una compagnia giovane

L’innamoramento e gli equivoci della celebre commedia shakespeariana arrivano sul palco del Teatro Argentina grazie a Gabriele Lavia di Toni Colotta

Torniamo al Teatro Argentina. Ci scusiamo con il lettore che ama spaziare fra i palcoscenici, ma l’occasione è di quelle ghiotte. Shakespeare in primis e una delle sue commedie più smaglianti, “Molto rumore per nulla”, in scena fino al 13 e in una interpretazione che ne esalta la carica di giovanile vitalità. Per chi non l’abbia mai vista (neppure nella versione cinematografica di Kenneth Branagh) diciamo che l’azione, racchiusa nell’incontro fra un gruppo di militari e una comunità agreste, intreccia abilmente inganni e fantasie, amori e travestimenti.

Sulla lunghezza d’onda di Bandello o di Ariosto, velati di malinconia, con un respiro comico-tragico e una sensualità leggera ed elegante, dove traspare un senso di amarezza sulla natura umana. Si va dal polo positivo dell’innamoramento e dell’onore a quello negativo della malvagità, molto «rumore» ma in fondo sollevato «per nulla».

A questo sviluppo di motivi psicologici si dedicò l’anno scorso Gabriele Lavia addestrando sul palcoscenico dell’India una pattuglia nutrita di attori e attrici qualificati, giovani d’età e di spirito, in un lavoro, come suol dirsi, laboratoriale ossia di perfezionamento a misura dei singoli e del collettivo. L’esito fu eccellente, di rara compattezza stilistica. E ora quella compagine ha guadagnato il palcoscenico maggiore del Teatro di Roma, l’Argentina.

7 dicembre 2009

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