Padre Ferrari, ritratto di generosità e sensibilità

Il viceparroco della Chiesa Nuova, religioso della Congregazione dell’Oratorio San Filippo Neri, è morto l’11 aprile a 87 anni di Daniele Piccini

Il segreto di padre Peppino di Alberto Beretta Anguissola

«Padre Peppino si è trovato a dare tutto: il suo tempo, le sue energie, la sua intelligenza, la sua sensibilità, la sua capacità di intessere rapporti, la sua generosità nell’interessarsi di tante persone, nelle gioie e nei dolori della vita». È il ritratto di padre Giuseppe Ferrari, della Congregazione dell’Oratorio San Filippo Neri, scomparso a 87 anni l’11 aprile. Un ritratto delineato dal procuratore generale, preposito della Congregazione romana, padre Edoardo Aldo Cerrato, nell’omelia pronunciata lunedì durante la Messa esequiale presieduta dal vescovo ausiliare Ernesto Mandara a Santa Maria in Vallicella.

La Messa, cui hanno partecipato centinaia di fedeli, è stata concelebrata da monsignor Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito, da sacerdoti della Congregazione e della diocesi. Nella parrocchia di piazza della Chiesa Nuova padre Ferrari – per tutti «Peppino» – ha passato 75 anni: i primi dieci da studente, poi, dopo l’ordinazione avvenuta nel 1943, altri sessantacinque. Viceparroco di Santa Maria in Vallicella, catechista dei bambini della prima Comunione, appassionato lettore di monografie su San Filippo Neri e degli scritti di padre Primo Vannutelli, don Giuseppe De Luca e di Nello Vian. «La gioia e il sorriso aperto di padre Peppino – ha spiegato padre Cerrato – non è frutto di buon temperamento, ma il risultato di una profonda ed impegnativa adesione dell’uomo a Gesù Cristo. Adesione che rende l’uomo capace di dare più di ciò che egli stesso pensa di poter offrire».

Cristo era la fonte da cui padre Peppino traeva, come un tralcio ben attaccato alla vite, le energie necessarie per spendersi in ogni forma di ministero sacerdotale, per organizzare gli incontri dell’Oratorio Secolare (che puntualmente comunicava a questa testata), per dedicarsi con semplicità, ma anche con rigore, alle belle lettere e donarsi completamente agli altri. «In padre Peppino – ha concluso padre Cerrato – lo spirito di San Filippo è stato vivissimo».

16 aprile 2008

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