Per un pugno di dollari. Il management familiare
di Angelo Peluso
Non ci dovrebbero esseri legami tra amore e soldi, ma talvolta è proprio la sfera economica la fonte di conflittualità che mette a nudo legami poco solidi o centrati su funzionalità che diventano gracili nel tempo.
Ci sono coppie che hanno investimenti separati e si raccontano i rispettivi successi e non tendono a sopraffare l’altro, ma hanno bisogno della sua attenzione e considerazione. Il successo è importante per la propria identità e per giustificare l’interesse che l’altro ha nei propri confronti, altrimenti si sentono inutili a se stessi e al partner. Sono soggetti a una facile depressione coperta da comportamenti esuberanti; non sanno guardarsi negli occhi. Si sentono realizzati quando hanno prove oggettive della loro efficienza: la loro stabilità come coppia e l’equilibrio individuale dipendono quindi da fattori esterni. Fondamentalmente non hanno un progetto di coppia basato sulla costruzione di una intimità, ma credono nell’istituzione famiglia solo idealmente.
Ci sono altre coppie che hanno investimenti separati, tendono a sopraffarsi e c’è la lotta continua su chi sia il più bravo. L’altro è l’elemento di confrontoscontro per tutta una serie di ragioni legate alla loro storia relazionale. Il successo del “qui e ora” rappresenta un forte rinforzo alla propria immagine personale. La propria bravura è un biglietto da visita da utilizzare per sempre nelle relazioni sociali, quasi come rendita a vita. “L’altro” rappresenta quel “qualcosa in più” alla propria identità, ma in realtà nessuno dei due si è mai “concesso all’altro”. Recitano un’immagine di coppia quando sono con la gente (li fa sentire forti), ma non sono una coppia quando sono insieme.
Malinconicamente le più frequenti sono le coppie che si sentono estranei anche a casa propria: il non-proprietario dell’appartamento vive sempre come ospite; il proprietario teme di perdere la propria casa (nell’eventuale separazione) e tende a difenderla puntualizzando sempre i suoi prioritari diritti. Sono quegli individui che vedono “la separazione” come possibile pericolo anche quando va tutto bene.
Questo deriva soprattutto da esempi di esperienze negative attorno a sé (storie di amici, familiari); la prima conseguenza psichica è la paura dell’intimità perché il “lasciarsi andare” può far perdere “potere” nella relazione e indebolire le proprie difese qualora ci dovesse essere una rottura. Per loro la felicità è legata al “finché dura” per cui anche il minimo dissidio viene spesso vissuto come una potenziale rottura. È un’altra tipologia purtroppo estremamente frequente. È paradossale pensare che esista un “potenziale divorzio emotivo” come elemento della loro relazione: l’affettività deve essere sempre controllata per non restare bruciati quando tutto dovesse finire. Questa continua “paura” viene compensata da rigide regole che mirano a difendersi dai potenziali pericoli che l’altro potrebbe rappresentare in futuro (da quelle economiche a quelle psichiche) per cui si tende a stare con un piede nella relazione di coppia e con uno in un luogo sicuro (in genere la propria famiglia di origine). È come se non si abbandonasse mai la propria camera nella casa dei genitori proprio per avere un “porto di salvataggio” in caso di naufragio. È facile comprendere come questa tensione continua si manifesta con i più svariati sintomi sessuali, ma l’aspetto più eclatante è la sfiducia nella coppia, nell’amore, nella lealtà delle persone.
Altre coppie sono quelle che programmano tutto, dall’economia all’espressione dei sentimenti; possono essere molto funzionali, ma sono i figli a mandarli in crisi con la loro imprevedibilità. Calcolano ogni loro azione e i vantaggi che ne devono derivare per favorire una buon andamento economico della famiglia, ma creano atmosfere molto fredde che non favoriscono alcun dialogo comunicativo. Sono coppie molto funzionali che riescono a stabilire un buon equilibrio con questa capacità di razionalizzare e di programmare. Soffocano spesso la personalità dei figli, spingendoli verso la valorizzazione del denaro e della capacità di investire solo su cose mirate e non vaghe. Il loro “errore” più grave è quello di non accettare che un figlio possa avere dei peculiari bisogni fuori da quelli familiari per sentirsi accettato dal gruppo dei pari.
La nostra riflessione finale ci deve portare e dire quanto vuoto c’è nella coppia quando manca la preghiera, la presenza di Dio e ogni possibile significato d’amore al proprio agire.
26 febbraio 2010