Preghiera e amore secondo la voce degli Stadio
Intervista a Gaetano Curreri, leader storico della pop band che, il 27 novembre sarà in concerto nella capitale di Concita De Simone
A sentire il nuovo album degli Stadio, “L’amore volubile”, non sembra essere cambiato molto dagli Ottanta. Fedeli al loro stile, comunicano e raccontano con un fare che ci rassicura, coerenti al filo rosso delle emozioni che lega venticinque anni di inossidabile carriera.
Anche il pubblico romano se ne potrà accorgere, il prossimo 27 novembre, quando faranno tappa nella capitale, al Teatro Olimpico, per il loro tour invernale.
«L’amore volubile» è un album di “pop d’autore”, con undici canzoni nuove, che raccontano di vita e amore, “in ogni senso”, ma anche di incomunicabilità, sinonimo di difficoltà nell’esprimere il disagio quotidiano che ci rende indifferenti alle emozioni.
Ce ne parla Gaetano Curreri, voce e fondatore degli Stadio, che ha scritto quasi tutto il repertorio del gruppo (e anche per Vasco Rossi, Irene Grandi, Laura Pausini, Patty Pravo e altri ancora).
Gaetano, come stai?
Sto bene, bene veramente. Ho superato tutte le difficoltà dovute all’ictus che ho avuto due anni fa. L’ho fatto anche grazie all’affetto dei fans e di tutte le persone che in tanti modi diversi mi sono state vicine.
La canzone “Buona sorte” è una sorta di preghiera laica, piena di ottimismo. Oggi le persone si sorprendono per una gentilezza ricevuta, magari. Tu invece dici di “non svendere mai” l’Amore che si ha dentro.
Certo, è la base della vita. Non si può pensare che il mondo sia solo cattivo. Invece si convive con l’idea che siano tutti lì per “fregarti”. E ci fa comodo nascondersi con la paura di esporsi con delle idee. Questo brano è nato quando eravamo in tournée in Sud America, tra Urugay, Cile e Argentina e qui soprattutto, tutti ci salutavano dicendoci “Suerte, suerte amigo” e questa parola ci rimaneva dentro e ci metteva di buon umore. Una sera abbiamo incontrato in un locale un emigrato italiano e gli abbiamo chiesto spiegazioni di questo saluto, che io pensavo significasse solo “buona fortuna”; invece lui mi ha fatto capire che la fortuna è una cosa che viene e che va, mentre la
Il fatto che l’amore sia volubile, secondo te, da che dipende?
L’amore è il termometro di questi anni che stiamo vivendo, in cui abbiamo un pensiero debole e non siamo più capaci di progettare il futuro. Abbiamo sempre paura, ma non si può vivere così. Un giorno siamo esaltati per niente e l’altro siamo impauriti per niente. Sempre nell’ottica che non dobbiamo soffrire. Facciamo finire le cose per non soffrire. L’amore è la prima cosa a risentire di questo atteggiamento perdente nei confronti della vita.
So che tu sei un credente. Questo ti ha aiutato nel vivere la tua malattia?
Pregare fa bene. Di solito lo facciamo quando sentiamo che ci manca qualcosa e abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcuno. Non nascondo che ho pregato quando ne ho avuto bisogno. Lì, al pronto soccorso dell’ospedale di Catania, dove mi hanno ricoverato per l’ictus durante il concerto due anni e mezzo fa. Non dimenticherò mai Salvo Strano, il medico che era tra il pubblico e che ha capito dalla mia voce quello che mi stava accadendo e così mi ha soccorso tempestivamente.
La preghiera è anche questo, riconoscere di aver bisogno di qualcuno. Forse è un po’ vigliacco, ma può essere un punto di partenza per cominciare a vedere il mondo con occhi diversi. Il dramma è che abbiamo troppa attenzione per noi stessi e non per gli altri.
Da allora io mi sento cambiato. Ho cambiato il mio modo di pormi nei confronti delle cose e delle persone, sono più attento. Dobbiamo sfatare un modo di vivere egoista che si è diffuso negli anni Ottanta. Creare un circolo virtuoso.