Ristrutturato il Centro San Saba per richiedenti asilo e rifugiati

Inaugurati i nuovi locali della struttura del Centro Astalli, nel cuore dell’Aventino. Può accogliere fino a 34 uomini ed è aperto 24 ore al giorno, proponendo agli ospiti percorsi di sostegno verso l’autonomia di F. Cif.

Dura da più di 20 anni la tradizione di accoglienza del Centro “San Saba”, la struttura del Centro Astalli dedicata a richiedenti asilo e rifugiati presso l’omonima basilica dell’Aventino, che da ieri, giovedì 22 novembre, può contare su nuovi locali ristrutturati. Ad inaugurarli c’erano, insieme al presidente del Centro Astalli padre Giovanni La Manna, il vescovo Guerino Di Tora, il sindaco Gianni Alemanno, l’assessore regionale alle Politiche sociali Aldo Forte e Paolo Mazzotto, presidente della Fondazione Bnl, che ha contribuito ai lavori di ristrutturazione dei locali, inclusi nel Piano Povertà e sostegno all’inclusione sociale della Regione Lazio per il 2011.

«Molto è cambiato – spiegano alla struttura dei Gesuiti – da quando l’ex cinema parrocchiale ospitava alla meglio i rifugiati sudanesi e curdi che cercavano un riparo per la notte. Oggi il centro può accogliere fino a 34 uomini richiedenti asilo e rifugiati, in convenzione con Roma Capitale, ed è aperto 24 ore al giorno». A ciascuno degli ospiti viene proposto un percorso di sostegno verso l’autonomia. Orientandoli, quando ce n’è bisogno, verso gli altri servizi dell’associazione. «Rispettare le persone nel bisogno – ha sottolineato infatti padre La Manna – significa aiutarle a riconoscere la propria dignità». Nello stile tipico della Fondazione Centro Astalli, nata nel 2000 proprio con l’obiettivo di contribuire a promuovere una cultura dell’accoglienza e della solidarietà, a partire dalla tutela dei diritti umani.

Nel 2011 il Centro San Saba ha ospitato 60 persone, per lo più giovani al di sotto dei 30 anni, provenienti da Africa e Medio Oriente. Come negli anni precedenti, la rappresentanza più nutrita è di origine afgana (38%). Seguono iraniani (13%) e iracheni (8%). Rispetto al passato, spiegano i responsabili della struttura, i tempi di permanenza degli ospiti hanno conosciuto «una maggiore stabilità e un sostanziale prolungamento». Le difficoltà a trovare un’occupazione, accresciute dalla crisi, sottolineano, «nonché l’allungamento dei tempi necessari per completare la procedura di riconoscimento, hanno reso ancor più lento e problematico il percorso verso l’autonomia».

23 novembre 2012

Potrebbe piacerti anche