San Giovanni, il cardinale Vallini: «Sacerdoti e laici araldi del Vangelo»
Nella basilica lateranense la celebrazione dei giubilei sacerdotali per 20 preti, tra diocesani e religiosi. Il cardinale vicario: «Siate profeti che proclamano parole di salvezza» di Antonella Gaetani
Energia e coraggio. Forza e vigore. Proprio queste caratteristiche di San Giovanni sono oggi, per i sacerdoti, un grande invito ad annunciare con determinazione il Vangelo. A sottolinearlo è il cardinale vicario Agostino Vallini in occasione della Messa per i giubilei sacerdotali nella solennità della natività di San Giovanni Battista. Con il porporato hanno concelebrato il vescovo Brandolini, il capitolo lateranense e 20 sacerdoti, tra diocesani e religiosi, che in occasione dei loro 25, 50 anni e oltre di sacerdozio, hanno rinnovato, al termine dell’omelia, le promesse sacerdotali.
«La festa della natività di San Giovanni – ha sottolineato il cardinale – nella liturgia è espressa nella tonalità della gioia. Lo stesso nome di Giovanni vuol dire “Dio fa grazie”, cioè porta bene. Come San Giovanni anche il sacerdote è chiamato ad essere “spada affilata e freccia appuntita” – ha sottolineato Vallini riprendendo le parole del profeta Isaia proclamate nella prima lettura -. Un coraggio che ha pagato con la propria vita». Ma, oggi, cosa ci dice la sua testimonianza? «Ci invita – spiega il porporato – ad annunciare Gesù Cristo con la nostra vita. Come ha detto Papa Francesco bisogna essere decentrati. Questo significa porre Cristo al centro della propria missione».
La festa della Natività di San Giovanni è, dunque, «l’occasione per una rilettura della nostra vita. Noi dimentichiamo che siamo stati pensati da Dio come sacerdoti. Noi siamo la sua voce. Come recita il salmo: “Dio ha fatto di noi una cosa meravigliosa”. Questo disegno si è poi concretizzato tra gioie e dolori. Anche per me quest’anno ricorrono i cinquant’anni di sacerdozio e sento il bisogno di fare un atto di dolore rispetto ai doni di Dio e alle mie fragilità. Nonostante la nostra umanità dobbiamo avere la coscienza di essere stati scelti da Dio».
Il sacerdote deve saper rispondere alle problematiche del proprio tempo: «Guardando alla città di Roma – ha proseguito il cardinale – siamo testimoni di una profonda trasformazione, noi dobbiamo essere profeti che proclamano parole di salvezza. Abbiamo la custodia di portare il Vangelo come testimonianza di vita ricordando che non c’è speranza fuori da Gesù Cristo. L’uomo è povero se pensa di fare da solo. Allora essere sacerdoti vuol dire stare vicino e ascoltare con pazienza anche se, talvolta, è difficile». «Attraverso di noi – ha continuato il cardinale – i fedeli devono vedere il volto di Dio, la sua bontà e generosità. I sacerdoti sono chiamati a essere la voce del Vangelo, annuncio coraggioso per il popolo di Dio. Questo porta a una rinnovata presa di coscienza del dono ricevuto. E, rifacendosi all’esempio di San Giovanni, è importante parlare coraggiosamente a nome di Dio. Questa è una pratica che va testimoniata con la vita. Forte deve essere la consapevolezza che noi siamo l’eco della sua voce, araldi generosi e coraggiosi del Vangelo».
Ma, questo non è solo compito dei sacerdoti, «girando nelle parrocchie di Roma – ha ricordato Vallini – incoraggio i fedeli a prendere coscienza che il Battesimo ci rende annunciatori del Vangelo, tutti siamo chiamati, laici e consacrati, ad annunciare che Gesù è il Signore per costruire una società del bene. Questo significa non farsi corrompere con l’obiettivo, come diceva Paolo VI, di costruire una civiltà d’amore». Un invito accolto con un momento di silenzio da parte dei fedeli che hanno assistito alla celebrazione. «Sono una volontaria – ci confida una signora seduta tra i primi banchi – da tanti anni presto il mio aiuto per le cerimonie in piazza San Pietro. Sono qui per ringraziare il Signore dei tanti doni che mi ha fatto».
Tra i sacerdoti che hanno festeggiato cinquant’ anni di ordinazione padre Luigi Galimberti, cappellano dell’ospedale San Carlo Di Nancy. «Il Signore – ha detto – è generoso in tutto, tranne nel tempo, in un attimo può cambiare tutto, per questo bisogna usarlo bene e non buttarlo». Monsignor Vincenzo Zinno, invece, canonico della basilica lateranense, ha festeggiato sessant’anni di sacerdozio. «Sono stato parroco per molti anni, ho nella mia mente tante belle persone. Importante è voler bene alla gente per quello che è, e non per quello che dovrebbe essere». Mentre padre Giuseppe Daminelli, ha ringraziato il Signore per i venticinque anni di ordinazione. Lui è cappellano presso l’università Luiss. «Il sacerdozio – ci ha detto – è un dono che va ridonato alla comunità. Io mi trovo spesso con i giovani e quello che mi chiedono è di capire il senso degli eventi».
25 giugno 2014