Se mio figlio scrive male è disgrafico?

Scrittura poco fluida, lenta e illeggibile: questi i segnali di un possibile disturbo specifico dell’apprendimento. Intervenire per tempo si può, anzi, si deve. Per aiutare i bambini ad avere più stima di sé di Angela Dassisti

La disgrafia è uno dei disturbi specifici di apprendimento (Dsa) e si manifesta con una scrittura poco fluida, lenta e illeggibile. Spesso viene confusa con la disortografia, che invece riguarda la corretta scrittura delle parole dal punto di vista ortografico, secondo le regole della grammatica della lingua di riferimento (ad esempio per l’italiano scriveremmo chiave e non ciave). La disgrafia, invece, si riferisce a una difficoltà di tipo esecutivo nella formazione delle lettere e nella fluidità e leggibilità del tratto grafico, che inficia la produzione scritta e si caratterizza per poca chiarezza, errori tipici e marcata lentezza nell’esecuzione. Le persone disgrafiche hanno difficoltà a mantenere una grandezza costante, utilizzano una formazione atipica delle lettere, le sovrappongono, tendono a ritoccarle, mostrando in alcuni casi un tratto tremolante e non riescono a restare nei margini o sulle righe mentre scrivono.

Si può fare la diagnosi di disgrafia alla fine della seconda elementare, ma anche prima se la scioltezza del tratto, la grandezza e la formazione delle lettere non risultino funzionali alla scrittura. In alcuni casi la disgrafia può manifestarsi contemporaneamente ad altre patologie, spesso affini ai disturbi del movimento e della coordinazione; in ogni caso è importante intervenire con una terapia specifica. Probabilmente è necessario sfatare l’idea che non sia possibile intervenire prima di una diagnosi o di una certificazione. Insegnanti e genitori possono, infatti, generalmente durante l’ultimo anno di scuola dell’infanzia, osservare le caratteristiche della produzione grafica dei bambini attraverso i loro disegni, valutando alcuni indici specifici. Si potrebbe esaminare attentamente ad esempio l’impugnatura della matita e la postura del bambino mentre disegna imitando la scrittura dell’adulto. Un’impugnatura troppo stretta potrebbe far pensare ad eccessiva tensione, un tratto particolarmente marcato ad una difficoltà nel modulare la pressione sul foglio, linee spezzate all’interno di un disegno curvilineo alla difficoltà di muovere con scioltezza i polsi e di manipolare con disinvoltura la matita. La posizione scelta per disegnare o scarabocchiare, inoltre, ci offre la possibilità di avere indicazioni sul controllo posturale del bambino: se riesce a mantenere una corretta distanza dal foglio, se si stanca a causa di una seduta o una postura scorretta. Non dovrebbe preoccupare il mancinismo, poiché non è indice di difficoltà specifiche, soprattutto se si presenta in assenza di altre patologie; l’importante è che i bambini scelgano la mano con cui scrivere, evitando di usare indistintamente l’una o l’altra.

Nonostante ci siano maggiori probabilità di sviluppare una disgrafia per quei bambini che sembrano più impacciati o che mostrano meno facilità nel controllo dinamico della matita questo non è un fatto certo. Se non aiutati all’uso di trucchetti e piccole attività mirate ad un allenamento funzionale del movimento richiesto, alcuni bambini potrebbero con molta probabilità manifestare persistenti difficoltà anche successivamente all’ingresso in prima elementare. Accorgersi precocemente delle piccole fatiche dei bambini, del loro rifiuto di disegnare o colorare perché difficile e frustrante, potrebbe essere utile agli insegnanti per approntare esercizi mirati, usando la delicatezza necessaria a rasserenali e a motivarli. Si consideri l’importanza di intervenire quanto prima, in presenza di difficoltà specifiche che potrebbero trasformarsi in una disgrafia, poiché con l’ingresso nella scuola elementare le richieste crescono e la velocità di apprendimento della scrittura dei bambini aumenta, rendendo più visibile e più frustrante il divario con i coetanei.

Ma a cosa serve la scrittura? Indubbiamente è un potente strumento di comunicazione che permette di lasciare traccia dei pensieri, delle scoperte o delle leggi realizzate dagli uomini nel corso della loro storia. Oggi, tuttavia, la scrittura da un punto di vista grafico viene utilizzata quasi esclusivamente durante il percorso scolastico, poiché nel quotidiano si adoperano sempre più frequentemente ausili elettronici e la scrittura manuale riveste un ruolo marginale. Fortunatamente la legislazione ministeriale riconosce per i disturbi specifici di apprendimento, in particolare per la disgrafia, la possibilità di utilizzare strumenti elettronici e di essere dispensati dall’esecuzione di alcuni compiti scritti. Tuttavia, lasciando alla specificità di ogni singolo caso la scelta degli ausili o delle misure compensative, si sottolinea l’importanza di osservare l’approccio del bambino alla scrittura e se questo dovesse risultare troppo faticoso e frustrante aiutarlo senza indugi e intervenire con aiuti specifici e professionali se necessario. Essere tempestivi aiuterà i bambini ad avere maggiore stima delle proprie competenze e di sé.

20 dicembre 2012

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