Un elenco inutile e fuorviante

Attivato ufficialmente il 31 marzo, in un clima teatrale, il Registro delle unioni civili del X municipio, istituito in dicembre di Angelo Zema

Un elenco di nomi e cognomi di cittadini, privo di significato giuridico. Consisterà in questo il Registro delle unioni civili del X municipio di Roma, attivato ufficialmente venerdì in un clima teatrale (i fiori, il rinfresco, i moduli mostrati alle telecamere…) dopo essere stato istituito dal Consiglio municipale il 22 dicembre scorso. Come sottolineammo allora, fu una scelta dichiaratamente ideologica, presentata dai promotori con l’intento di voler estendere benefici di carattere assistenziale alle coppie di fatto, anche dello stesso sesso. «Allargare i diritti civili», si disse. Una forzatura, in realtà. Un pretesto per tentare di dare legittimità a qualcosa di simile a un matrimonio, andando al di là delle prerogative e competenze che sono affidate al municipio, peraltro verso una direzione contraria al bene comune. Proprio pochi giorni fa, infatti, Benedetto XVI ha ribadito la necessità di difendere la famiglia dai tentativi «di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale».

Andando al merito della decisione del X municipio e alla sua natura pretestuosa, basti sottolineare che i diritti di cui si vanta l’estensione sono diritti soggettivi, della persona. Se ci riferiamo all’assistenza domiciliare, una persona anziana può accedere al servizio quando rispetta i requisiti indicati dalla normativa comunale; non si capisce cosa c’entri lo status di convivente. Quanto all’iscrizione dei bambini all’asilo nido, è noto che un padre o una madre possono procedere a tale iscrizione nei municipi in base all’apposita domanda, a cui va allegata la dichiarazione relativa all’indicatore della situazione economica equivalente del nucleo familiare.

Inoltre, va notato che al Registro possono iscriversi «due persone non legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, ma da vincoli affettivi, coabitanti e residenti da almeno un anno nel municipio X». E viene precisato che «non sussiste alcuna relazione o connessione tra il Registro e la banca dati contenente i dati anagrafici e di stato civile». Con l’esito di creare una “doppia anagrafe”. Esito perlomeno curioso e che ingenererebbe confusione. Sarebbe invece opportuno abbandonare il sentiero dell’ambiguità e conservare, come ad ogni istituzione si conviene, il rispetto: della persona, della famiglia e del diritto. Senza fuorvianti provocazioni ideologiche.

2 aprile 2006

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