Un «grazie» in musica per il Beato Giovanni Paolo II
Intervista ad Amedeo Minghi, tra i protagonisti del concerto del 2 maggio in piazza del Campidoglio, insieme a Orit Gabriel Stern, Hakeem Abu Jalela accanto a Tosca, i Matia Bazar, la Pfm, Roby Facchinetti, e altri di Concita De Simone
«Un uomo che parte, vestito di bianco, per mille paesi e non sembra mai stanco, ma dentro i suoi occhi un dolore profondo: vedere il cammino diverso del mondo, la guerra e la gente che cambia il suo cuore, la verità che muore. Va’ dolce grande uomo va parla della libertà va dove guerra, fame e povertà hanno ucciso anche la dignità». Così una delle strofe più significative di “Un uomo venuto da lontano”, brano dedicato a Giovanni Paolo II da Amedeo Minghi, che lo scrisse nel 1993 insieme a Marcello Marrocchi.
E sarà proprio questo brano una delle esecuzioni di punta del concerto-evento “Memoria e gratitudine”, che Roma Capitale dedica al Papa e che si svolgerà il 2 maggio nella piazza del Campidoglio. Attraverso testimonianze, immagini e musica, i fedeli potranno ripercorrere le tappe più importanti del pontificato di Papa Wojtyla nella Capitale.
Tra le testimonianze attese quelle del cardinale Stanislaw Dziwisz, suo segretario privato, Joaquín Navarro-Valls, direttore della sala stampa della santa sede durante il pontificato di Giovanni Paolo II, lo storico e scrittore Andrea Riccardi, monsignor Domenico Sigalini vescovo della diocesi di Palestrina, don Massimo Camisasca, padre Lucio Maria Zappatore. E, ancora, il rabbino emerito della Comunità ebraica di Roma Elio Toaff, che ricorderà la visita del 13 aprile 1986 di Papa Giovanni Paolo II alla sinagoga romana.
Il concerto in piazza del Campidoglio si aprirà con un inedito “Magnificat” a due voci (Elisa Latini e Micaela Foti). Con Minghi ci saranno anche l’artista israeliana Orit Gabriel Stern, l’artista arabo-palestinese Hakeem Abu Jalela accanto a Tosca, i Matia Bazar, la Pfm, Roby Facchinetti, il tenore Romolo Tisano, il soprano Silvia Lorenzi, la violinista Anna Tifu. Gli artisti saranno accompagnati dall’Orchestra sinfonica Nova Amadeus, composta da 40 elementi e diretta dal maestro Bruno Santori.
È lo stesso Amedeo Minghi, cantautore romano con 45 anni di carriera alle spalle, a parlarci di questo brano nato da un guizzo artistico e diventato poi il veicolo che lo poterà dritto tra le braccia dell’amato Papa polacco.
Da dove arriva “Un uomo venuto da lontano”?
Arriva da lontano, come lui. Nel 1993 pensammo con Marcello Marrocchi, di rendere questo omaggio a un personaggio fuori dal comune. All’epoca lui aveva cominciato a viaggiare, ma i media ancora non avevano colto la portata di quello stava facendo. In Italia non siamo abituati a scrivere canzoni così, per rendere omaggio a delle persone; negli Stati Uniti, invece, si scrivono canzoni per gli eroi. Noi volevamo dire, in musica, che dietro la figura di Papa Wojtyla c’era e ci sarebbe stata una grande storia.
Lei ha incontrato varie volte Giovanni Paolo II: che ricordi ha?
Come dimenticare? La prima volta fu quando cantai nella Sala Nervi questa canzone. Era il 1994 e ci fu un concerto speciale in occasione del 50° anno di sacerdozio del Papa. Fu una grande emozione, già il fatto di essere lì. Poi il Papa ci ricevette in udienza, per pochi minuti, ma veramente indimenticabili. Parlammo della canzone, mi fece i complimenti e mi chiese il testo perché voleva capire bene tutte le parole. E poi, nel 1998, il Vaticano mi autorizzò a farne un videoclip usando anche le immagini del Papa! Era la prima volta che un Papa compariva in un videoclip musicale. Giovanni Paolo II aveva capito che la musica, e i media in generale, potevano essere utili per diffondere meglio il suo messaggio. Ricordo che realizzammo il video con l’aiuto di Piero Schiavazzi con immagini che vanno dalla giovinezza di Karol Wojtyla, all’attentato in piazza San Pietro, dai viaggi in Africa agli incontri con Madre Teresa e Castro. Durante il Giubileo, lo incontrai altre volte e, ogni volta, anche se per pochi minuti, riuscii a parlare con lui anche di cose mie personali. Lui ormai mi conosceva e io mi confidavo con lui. Potevo togliermi la corazza che ci portiamo addosso per difenderci dalla vita ed essere totalmente me stesso.
E poi è arrivata dal Vaticano la richiesta per il brano “Gerusalemme”.
Beh, in effetti fu un brano su commissione, come si faceva un tempo. Il mio committente era il Vaticano, in quel caso. Il Papa riuscì ad andare una volta sola in Terra Santa, ma so che avrebbe voluto tornarci. Il progetto di questa canzone era di essere eseguita anche a Gerusalemme, insieme ad un cantante ebreo e ad uno palestinese, che fosse un segno di pace tra i popoli. Al momento l’ho cantata solo a Betlemme, ma per Gerusalemme ci stiamo lavorando. La riproporrò in piazza del Campidoglio insieme all’artista israeliana Orit Gabriel Stern, e all’artista arabo-palestinese Hakeem Abu Jalela; canteremo ognuno nella propria lingua e poi un pezzo in italiano tutti insieme. Sempre pensando a Giovanni Paolo.
22 aprile 2011