Vaticano, piccolo territorio e grande missione

Un convegno ricorda gli 80 anni della fondazione dello Stato con la firma dei Patti Lateranensi. Gli interventi del cardinale Bertone, dello storico Riccardi e di Navarro-Valls da Agenzia Sir

«L’ottantesimo anniversario della fondazione dello Stato della Città del Vaticano è momento propizio per ricordare l’alta finalità della sua esistenza ed azione, per valutare come a tale finalità si sia corrisposto lungo questi otto decenni trascorsi e per cercare di intuire le modalità future che potrà assumere la missione propria dello Stato della Città del Vaticano». Lo ha detto stamane (12 febbraio 2008) al Palazzo del Laterano, a Roma, il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel suo discorso introduttivo al convegno per gli 80 anni dalla fondazione dello Stato della Città del Vaticano, coincidente con la firma dei Patti Lateranensi l’11 febbraio 1929. Riferendo del mandato conferito nel 1984 da Giovanni Paolo II al cardinale Casaroli, allora Segretario di Stato, «a rappresentarci nel governo civile dello Stato della Città del Vaticano», Bertone ha sottolineato le parole di Papa Wojtyla sulla «sovranità temporale sul medesimo Stato, dal quale è garantita l’indipendenza da ogni potestà terrena di questa Sede Apostolica romana che la Provvidenza ci ha chiamato a reggere».

«Punto di partenza delle mie considerazioni – ha proseguito – è dunque l’intenzione di chi volle, attraverso i Patti Lateranensi e soprattutto col Trattato, questa realtà statuale», parlando di Pio XI come «grande Pontefice che è il vero ideatore e fondatore dello Stato della Città del Vaticano».

«Con grande precisione Pio XI ricorda che la Santa Sede non acquisisce la sua sovranità con il Trattato Lateranense; infatti, di tale patto essa è soggetto contraente con l’allora Regno d’Italia», ha ricordato il cardinale Bertone. «La sovranità della Sede Apostolica è un fatto incontestato e vissuto anche negli anni dopo Porta Pia, dal 1870 al 1929 – ha messo in luce – come appare dal continuato esercizio dello ius legationis attivo e passivo e dello ius tractandi, così come dalla sua presenza e azione a livello internazionale, ad esempio, con le mediazioni pontificie in casi di conflitto fra Stati». Il porporato ha quindi affermato che «la creazione dello Stato della Città del Vaticano si può dire che ‘aggiunge’ a questa sovranità quella di carattere territoriale». Parlando delle ridottissime dimensioni dello Stato, il caridnale Bertone ha riferito le parole di Pio XI che disse: «Sarà chiaro, speriamo, a tutti, che il Sommo Pontefice proprio non ha se non quel tanto di territorio materiale che è indispensabile (..) Ci compiacciamo di vedere il materiale terreno ridotto a così minimi termini da potersi e doversi anche esso considerare spiritualizzato dall’immensa, sublime e veramente divina spiritualità che esso è destinato a sorreggere ed a servire».

Continuando nella riflessione sulla istituzione dello Stato della Città del Vaticano, il cardinale Bertone ha parlato poi della «finalità per cui esiste ed esiste con le sue esigue dimensioni». Tale finalità consiste – ha sottolineato – nell’«essere, come ricordava il cardinale Lajolo di recente, “uno scudo territoriale”, grazie al quale viene assicurata ‘con una garanzia stabile e internazionalmente inoppugnabile, l’indipendenza del Papa da qualsiasi potere politico e la sua libertà totale da condizionamenti esterni nella guida della Chiesa universale’».

Secondo lo storico Andrea Riccardi, «la ragion d’essere e l’attualità dello Stato della Città del Vaticano rispondono ad un’esigenza di libertà che viene dal cuore del primo millennio e si manifesta in questa realtà territoriale che non costituisce una forma arcaica o teocratica, bensì la forma nuova di una pretesa antica: quella della libertà di svolgere senza condizionamenti un grande ministero». Lo ha sintetizzato al Sir Andrea Riccardi, a margine del convegno “Un piccolo territorio per una grande missione”.

Per Riccardi «la grandezza e l’universalità di questo ministero si sono viste soprattutto con Giovanni Paolo II, un Papa del’900 che è vissuto più al di fuori che all’interno del Vaticano ed ha pienamente incarnato la libertà dall’interesse nazionale e la capacità di farsi interprete del bene comune».

Monsignor Giorgio Corbellini, vicesegretario generale del Governatorato, ha ripercorso le lunghe trattative intercorse negli anni precedenti al 1929 e che hanno definito, «oltre alla sovranità dello Stato della Città del Vaticano, alcune aree di extraterritorialità di pertinenza della Santa Sede».

Al convegno è anche intervenuto anche Joaquín Navarro Valls, già direttore della Sala stampa della Santa Sede. A proposito dei Patti, ha parlato di «un grande evento mediatico internazionale del’900» per il quale «è mancata una voce autorevole che potesse orientare i giornalisti. Pochi di loro, infatti, riuscirono a comprendere la reale portata di quel giorno e le prospettive che il Concordato preparava per il futuro».

Sottolineando che «i media non furono ammessi nell’Aula della Conciliazione (dove è avvenuta la stipula e dove oggi si sta svolgendo il convegno, ndr)» Navarro ha osservato che «anche nel’29 sarebbe stato utile un organismo di coordinamento delle informazioni» e «una gestione mediatica più attenta a quanto poteva essere compreso dalla gente». Sull’evento «i giornali europei espressero giudizi molto diversi tra loro e diversi anche da quelli dei quotidiani statunitensi. In Germania parte dell’opinione pubblica temette che l’accordo potesse imbavagliare il regime fascista e costituire un ostacolo all’affermazione del nazismo». Per Navarro, «fu Pio XII a comprendere l’importanza dei media affidando il suo pensiero ai radiomessaggi». «È chiaro – ha concluso – che un evento non può parlare da solo all’opinione pubblica»; occorre «distinguere le immagini autentiche da quanto di mitico si nasconde sotto la coltre dei fatti».

12 febbraio 2009

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