Al Braccio di Carlo Magno è protagonista “Il gaucho”
In omaggio al Papa, 200 opere tra dipinti, stampe e foto antiche, documenti e oggetti raccontano il patrimonio artistico e culturale della sua Argentina di Francesca Romana Cicero
La mostra “Il gaucho, tradizione, arte e fede”, per la prima volta in Vaticano e in Italia, rende omaggio a Papa Francesco presentando il grande patrimonio artistico che ha caratterizzato e caratterizza la storia e le tradizioni del popolo argentino. Nella rassegna è possibile apprezzare l’esotismo, la cultura e le tradizioni che affiorano da quell’immensa pianura, originariamente abitata dagli aborigeni: la pampa; quel deserto i cui segreti erano noti e custoditi da quell’amante della libertà, combinata con la giustizia, cortese e ospitale con tutti, chiamato gaucho. Il termine, usato in un primo tempo in modo offensivo, indicava il leggendario abitante delle pampas rozzo ma “giusto”, apparentemente barbaro ma rispettoso, cavallerizzo senza pari, che era solito mangiare arrosto di carne bovina e fumare tabacco. Sebbene avesse origine nelle praterie bagnate dal fiume Rio della Plata, il gaucho estese la sua presenza su tutto il territorio dell’Argentina, adattando stili di equitazione e forme di vita a tratti locali, senza mai perdere tuttavia la sua identità. E, quando verso la fine del XIX secolo, la ferrovia finì col sostituire il cavallo e le macchine la manodopera, la sua precisa identità paradossalmente sì consolidò e piacque così tanto agli immigrati europei, che si fecero ritrarre con abbigliamento, pose e barbe da gaucho.
La mostra, costituita da oltre 200 opere tra dipinti, stampe, foto antiche e artistiche, documenti storici, esempi della medaglistica argentina etc., attesta anche come, con l’arrivo di colonizzatori, si sviluppò l’arte dell’oreficeria, nella quale raffinate tecniche furono impiegate per la realizzazione di oggetti liturgici e utensili di uso domestico, e per impreziosire l’abbigliamento, le bardature e i finimenti dei cavalli. In mostra anche coltelli dal manico d’argento, che fungeva da impugnatura e fodero, borracce, e contenitori per la tradizionale bevanda, “mate”, le cui forme sono affini a quelle di un calice con cavità cesellate. Una sezione è dedicata alla compagna del gaucho, la “china”, nido e rifugio di un personaggio che, al di là della leggenda che lo vuole forte e ribelle, sa essere anche delicato e romantico. Concludono la mostra esemplari di poncho, il capo di abbigliamento che, oltre a riparare dal freddo, indicava identità locali e politiche. Capo tessuto inizialmente con telai aborigeni e creoli. Quando poi l’Inghilterra cominciò a confezionarlo, imitandone i disegni, i gauchos non lo disdegnarono. Tra le fotografie si segnalano “La gallina e la capanna” e “Tale padre”. Una sezione, infine è dedicata a padre Rosario Brochero, sacerdote diocesano (1814-1914), ammalatosi di lebbra. Altruista fino all’eroismo, visse la sua vita al servizio dei più bisognosi, creando una casa per esercizi spirituali e diffondendo il Vangelo presso i gauchos nella provincia di Cordoba. Il 20 dicembre 2012 Papa Benedetto XVI ne ha firmato il decreto per la beatificazione.
“IL GAUCHO, TRADIZIONE, ARTE E FEDE” presso Città del Vaticano. (sede Braccio di Carlo Magno).Fino al fino al 16 giugno 2013. Ente Patrocinatore: Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventù, Regione Marche. Curatore: Roberto Vega Andersen. Info e prenotazioni: tel: +39 0668193064. Orario della mostra: dalle 10 alle 18. Il Mercoledì dalle 14 alle 18. Ingresso gratuito.
29 maggio 2013