Ai Capitolini la genialità di Michelangelo
A 450 anni dalla morte il maestro della Cappella Sistina torna al Campidoglio dove risistemò la piazza e disegnò la facciata del portico di Palazzo Caffarelli. Prestiti eccellenti da Casa Buonarroti di Francesca Romana Cicero
“Incontrare un artista universale” è il titolo di una mostra ai Musei Capitolini che, a 450 anni dalla morte, celebra il genio di Michelangelo in una perfetta consonanza tra artista e spazio museale ospitante. Spazio in cui lo stesso Michelangelo ha operato nel XVI secolo una trasformazione, risistemando la piazza antistante e disegnando la facciata del portico di Palazzo Caffarelli. Prestiti eccellenti, in gran parte provenienti dalla Casa Buonarroti, concorrono nel tracciarne un’universalità, peraltro mai messa in discussione fin dagli esordi che, travalicando i difficili tempi della Riforma e Controriforma, giunge inalterata fino a noi, adornandosi di una contemporaneità che affonda le sue radici nell’antico, nell’ideale classico da imitare, e si proietta nella tensione del non-finito con un’irrefrenabile aspirazione alla Bellezza Assoluta. Bellezza che è “specchio e lucerna dell’arte”.
Essenziale per il visitatore ricorrere ai pannelli per comprendere scelte didattiche ed espositive di un percorso non omogeneo. Percorso diviso in temi narrativi e sezioni comprensive di autografi, rime e documenti vari (esposto anche il celebre sonetto con raffigurazione della posa scomoda per decorare la Sistina), affiancati da ritratti di umanisti, religiosi, committenti autorevoli, pontefici e amici, di un poeta e scrittore – secondo quanto ci raccontano le biografie del tempo – gretto, selvatico e rude, ma sublime nella pittura, scultura ed architettura. Elementi che diversamente, in special modo negli spazi angusti del piano superiore destinati alle esposizioni temporanee, potrebbero essere considerati d’ostacolo alla fruizione dei capolavori del maestro. Pezzi utili alla contestualizzazione e attribuzioni che favoriscono confronti e dibattiti sono, infatti, accostati alle opere originarie.
Nella sala degli Orazi e Curiazi interessante è, in tal senso, il recupero critico della figura a grandezza naturale del Cristo Risorto di Bassano Romano, la cui lavorazione era stata interrotta da Michelangelo quando era emersa nel marmo una vena nerastra. Scultura in dialogo con quella della chiesa di Santa Maria sopra Minerva. La stessa sala ospita anche il confronto tra Bruto, capolavoro politico, e i suoi modelli classici: il ritratto dell’imperatore Caracalla dei Musei Vaticani e il Bruto capitolino in bronzo. Confronti che attestano la molteplicità delle ispirazioni per l’artista a Roma, dove memorie letterarie s’intrecciano a vicende storiche.
Seguono esempi mirabili d’idealità e sacralità nella bellezza corporea, di legami tra umano e divino, nella “Madonna della Scala”, eseguita da un Michelangelo 15enne, che nel silenzio assorto della Vergine forse rimandava ad una meditazione su una maternità dolorosa. Il Santo Bambino, dalla muscolatura adulta, potrebbe, infatti, far riferimento ad Ercole bambino, ovvero rappresentare la potenza della Virtù sul Male o le ‘fatiche’ della Passione. Ambiguo è invece il significato della scala e il drappo (un sudario?), teso da angeli senza veli, alle spalle della Vergine.
Stesso tema della maternità dolorosa ricorre nella Madonna di Bruges (presente con un calco), commissionata da mercanti fiamminghi, e nella Pietà vaticana, qui rappresentata da un disegno del Maestro di Manchester. Dipinto rivalutato da Federico Zeri come attestazione dell’intimità del pittore con Michelangelo (che non aveva aiutanti o apprendisti), il quale eseguiva diversi disegni prima di arrivare alla soluzione definitiva della composizione (si noti ad esempio l’assenza del lenzuolo funebre tra i due corpi).
Ma i disegni, con la loro stratificazione di segni e assenza di dettagli che ne amplificano, a dire il vero, l’espressività dirompente, sono forse le opere davanti alle quali il visitatore si sofferma più a lungo estasiato. In essi la somiglianza tra il creatore e le creature diviene tensione emotiva; gli studi eseguiti su cadaveri sezionati, i chiaroscuri con effetto a rilievo, rivelano una conoscenza (non solo anatomica) della fragilità e grandezza dell’uomo, riscontrabile anche nella sofferenza composta del Cristo ligneo. Studi che trovano una sorta di sublime compimento in quell’immane affresco della Sistina, in cui è rappresentata la storia dell’umanità, dall’inizio della creazione alla promessa della redenzione. Affresco che induce anche i contemporanei a definire quest’artista con le parole di Ludovico Ariosto: “Michel più che mortale angel divino” (Orlando Furioso).
1564 – 2014 Michelangelo. Incontrare un artista universale c/o Musei Capitolini (Palazzo Caffarelli e Palazzo dei Conservatori – Sala Orazi e Curiazi. Fino al 14 Settembre 2014. Curatore: C. Acidini. Biglietto: intero € 9.50, ridotto € 7.50; residenti € 8.50/ € 6.50. Informazioni: +39 060608
16 giugno 2014