Rodin e la scultura italiana del primo Novecento
Alla Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea una mostra sull’influenza esercitata da Rodin sugli scultori italiani dei primi decenni del 900 a partire dalla biennale di Venezia del 1901 di Francesca Romana Cicero
In concomitanza con una mostra alle Terme di Diocleziano, la Gnam con “D’après Rodin. Scultura italiana del primo Novecento” si propone di suggerire la diffusa e trasversale influenza esercitata da Rodin sugli scultori italiani dei primi decenni del 900 a partire dalla risonanza della Personale dell’artista alla Biennale di Venezia nel 1901. Rodin, rifacendosi al giudizio del Vasari sulle opere incompiute di Michelangelo, aveva ripreso e legittimato il non-finito, facendone il suo principio creativo, una cifra del suo stile, uno strumento per ottenere effetti estetici e trasmettere messaggi. Il non-finito si distaccava dalla volontà mimetica del classicismo.
La rivoluzione di Michelangelo che consegna al marmo, paradossalmente per sua natura freddo e ruvido, la morbidezza sensuale della pelle, veniva assorbita e rinnovata da Rodin nel movimento, nell’energia e nell’inquietudine diffusa delle sue figure, minimalizzate per far emergere la materia. Diceva Rodin: «Ho sempre tentato con la mobilità dei muscoli di rendere sentimenti intimi, pensati con il movimento che è un passaggio da una posizione all’altra, una metamorfosi».
Una rivoluzione, dunque, riletta alla luce delle inquietudini moderne, dove il non-finito è variamente declinato nel marmo scabro, appena sbozzato, e nel modello levigato della figura che da esso emerge, come nei rilievi di Andreotti, nella drammatica testa di Dazzi. Analogamente il modello con figure di amanti avvolte tra loro, talvolta in contraddizioni anatomiche – strutturali, ispirato a “Il bacio” di Klimt e di Rodin, è rintracciabile negli “Amanti “ di Prini. Confronto che prosegue per analogie tematiche e formali con altre opere di scultori italiani (forse poco valorizzate dal colore grigio delle sale) provenienti da collezioni private o in gran parte presenti nelle collezioni della Galleria, come Medardo Rosso, legato allo scultore francese da sentimenti d’ammirazione e conflittualità.
Le novità introdotte dalla plastica di Rodin e la sua relazione con lo spazio, la minimalizzazione della forma a vantaggio della materia, la poetica del corpo deformato e mutilato, andavano ben oltre l’ inizio del 900, a tal punto da essere considerato per molti aspetti un precursore della scultura contemporanea. Basti pensare che Boccioni trasse l’ispirazione per la sua scultura “Forme uniche della continuità nello spazio”, icona dell’avanguardia futurista, dalla visione de “L’uomo che cammina” all’Esposizione Internazionale di Roma nel 1911. Negli anni ’70, poi, furono particolarmente apprezzate le sue opere tardive, la cui lavorazione del marmo pareva suggerire immagini lontane, come colte attraverso la nebbia.
Superato ormai è il dibattito scatenatosi a cavallo del XIX sec. sull’autenticità delle opere che sarebbero state il frutto di abili sbozzatori e non dell’artista. La maggior parte dei marmi del ventesimo secolo veniva infatti realizzata facendo ricorso agli sbozzatori, che si occupavano quasi esclusivamente della parte manuale, materiale, dell’opera. Ma il ruolo svolto nel realizzare i suoi modelli è ampiamente documentato da una fitta corrispondenza con gli sbozzatori in ogni fase di lavoro degli atelier, in cui Rodin effettuava numerosi sopralluoghi.
D’après Rodin.Scultura italiana del primo Novecento c/o Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Viale delle Belle Arti 131, Ingresso per disabili: via Gramsci 71.Fino al 18 maggio 2014. Curatore: S. Frezzotti. Catalogo Electa. Orari:martedì – domenica dalle 10.30 alle 19.30
(la biglietteria chiude alle 18.45).Chiusura il lunedì. Biglietti:integrato mostra – museo: 12 € intero – ridotto 9,50 €. Informazioni: tel. +39 06 32298221
14 marzo 2014