Bellantone: «La nostra vocazione: accanto all’uomo che soffre»

Venerdì il Papa farà visita al policlinico Agostino Gemelli. Il colloquio con il preside di Medicina della Cattolica, Rocco Bellantone: «La nostra missione formativa rivolta anche agli stranieri» di Antonella Pilia

Da mezzo secolo è un vero e proprio punto di riferimento nel panorama sanitario italiano e internazionale. È il policlinico universitario Agostino Gemelli, che venerdì riceverà la visita pastorale di Papa Francesco nella solennità del Sacro Cuore. Una notizia accolta con sentimenti di gratitudine e riconoscenza da Rocco Bellantone, da oltre 40 anni parte di questa realtà dapprima come studente, specializzando e poi come ordinario fino a divenire preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Per Bellantone, la visita di Francesco in occasione del 50° anniversario della fondazione del policlinico, «documenta il valore attribuito dalla Chiesa e dal Santo Padre a questo grande ospedale cattolico e a questa facoltà di Medicina, che ha formato migliaia di operatori sanitari cattolici». L’Università Cattolica, nella Capitale, conta ben 5.181 studenti e, oltre a formare medici e operatori sanitari, offre corsi di specializzazione post laurea. Ma non è tutto. «Siamo la prima università cattolica al mondo – sottolinea Bellantone – ad avere, dallo scorso anno, un corso di medicina internazionale in lingua inglese. Quindi la nostra missione formativa cattolica adesso si estende anche ai ragazzi non italiani».

Un compito affascinante, considerando la realtà complessa del Gemelli. Un ospedale con 1.500 posti letto, che cura in degenza 100mila persone all’anno e nel 2013 ha registrato 68.364 accessi al pronto soccorso, 3.219 parti e 44.962 interventi chirurgici, per quasi 9 milioni di prestazioni totali. Numeri che fanno del policlinico, dotato di 12 dipartimenti assistenziali, l’ospedale con il maggior numero di pazienti oncologici in Italia così come di degenti provenienti da altre regioni. La cura di queste persone è nelle mani di circa 4.300 dipendenti, di cui 855 medici e 2.372 infermieri e ausiliari.

Una comunità di professionisti con una «mission» ben precisa. «La nostra vocazione – spiega Bellantone – è quella di stare accanto all’uomo che soffre al punto tale da farne propria la sofferenza, ma al contempo di saperlo curare con efficienza. L’altro valore, di conseguenza, è la difesa a spada tratta della vita, dal concepimento al suo termine naturale». Obiettivo perseguito attraverso l’elevata specializzazione del personale e cure mediche che sono il frutto di un’attenta ricerca scientifica e dell’impegno nell’insegnamento universitario. D’altro canto, riconosce Bellantone, «gli ultimi anni sono stati difficili perché, essendo una struttura non statale, bisogna ogni anno fare fronte ai costi con fatica. Questo ha comportato qualche problema, ma grazie ai sacrifici dei dipendenti e a un governo manageriale molto efficace, il Gemelli sta tornando alla tranquillità».

La visita di Papa Francesco rievoca lo stretto legame esistente tra l’ospedale e i pontefici, specialmente con san Giovanni Paolo II che, nel 1996, dopo la recita dell’Angelus dalla finestra del X piano dove era ricoverato per accertamenti, lo definì il «Vaticano III». Venerdì, l’arrivo di Francesco è previsto per le 15.30 mentre la Messa verrà celebrata alle 17.30 nel piazzale antistante l’auditorium della facoltà di Medicina, dopo l’incontro con malati e familiari, medici e operatori sanitari, studenti, volontari e docenti.

20 giugno 2014

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