Crisi, la parola d’ordine è “condivisione”

Nei momenti difficili l’umanità riscopre lo spirito di comunità e la forza di un piccolo aiuto, di un abbraccio sincero, di un sostegno nei momenti di maggior fatica. Così ci alleggeriamo e impariamo dagli altri di Angela Dassisti

In una società che si fonda sulla collaborazione tra individui, organizzazioni e paesi, ma di fatto incoraggia il raggiungimento di standard elevati e individuali con l’obiettivo primario di prevaricare l’altro ad ogni costo, parole come “perdono” e “compromesso” sembrano avere un valore lontano ed anacronistico. Il compromesso assomiglia sempre di più a uno scendere a patti con la propria coscienza più che ad un incontro tra persone. Infatti sembra che nonostante siamo diventati molto più attenti alle esigenze dell’altro, seppure conosciamo le regole sociali e tentiamo di non violarle, abbiamo perso completamente il gusto di stare insieme senza un motivo specifico o un tornaconto.

Nessuno di noi è più abituato a dividere con gli atri il proprio tempo, i propri spazi e le suppellettili. Mentre è naturale che il bambino impari il possesso e, come un primate, demarchi il territorio, poiché questo serve per tracciare un confine tra sé e gli altri, con la crescita e lo sviluppo delle capacità cognitive l’uomo diventa un animale sociale, che vive con gli altri e per questo vive più a lungo. Vivere insieme significa aderire e sottostare a regole ben precise, che antepongano il bene della comunità e quindi quello altrui al proprio. Se perdiamo la capacità di seguire dei vincoli sociali e della nostra stessa comunità, perdiamo la possibilità di riceverne i benefici e diamo agli altri membri una giustificazione per allontanarci. Una società rigida ed eccessivamente punitiva, tuttavia, potrebbe risultare più fragile, proprio a causa della propria intransigenza e perdere elementi forti e preziosi per la propria difesa e lo sviluppo.

Talvolta sembra che abbiamo smarrito le regole dello stare insieme, a partire da ciò che tramandiamo alla nostra prole. Pensiamo ai più piccoli, ai bambini che sono semplici e che si confrontano per la prima volta con le relazioni sociali, pensiamo alla difficoltà di spiegare loro che nel gioco e nelle interazioni con gli altri esiste una regola fondamentale che si chiama condivisione. Più sarà piccolo il bambino e più sarà difficile. D’altra parte pensiamo a tutte le volte in cui siamo stati degli esempi per i nostri figli e abbiamo concretamente fatto vivere loro il significato di un utilizzo aperto anche agli altri dei nostri spazi, del nostro tempo, del nostro cibo. Tuttavia pretendiamo che i bambini durante la ricreazione spartiscano la merenda con gli amichetti, insegniamo loro che non si può sempre vincere o decidere come giocare ed esigiamo che non facciano capricci se devono dividersi un gioco. Ma se noi fossimo al loro posto lo faremmo, o meglio: quando noi siamo nella condizione di poter condividere qualcosa con qualcuno lo facciamo?

In un mondo globale, in cui è possibile condividere foto, musica, documenti, programmi, informazioni, pensieri e sentimenti, siamo in realtà capaci di sostituire il possesso con l’uso ed il prestito? Condividere implica la necessità di cooperare, di lavorare tutti insieme al raggiungimento di uno scopo, attraverso attività in cui ognuno è necessario, poiché apporta il proprio prezioso contributo. La cooperazione implica che esista una sincera a fruttuosa collaborazione tra gli individui e che l’insuccesso venga analizzato, compreso e perdonato. Tutti possiamo sbagliare, ma anche migliorare e imparare proprio dall’errore. Non è sempre facile anteporre la relazione con l’altro e il bene comune a se stessi, non è semplice dividere le proprie cose e le proprie attenzioni con altri e soprattutto sembra che spesso siamo portati a dimenticare quanto invece sia necessario sempre di più dividere e ripartire le nostre risorse. In realtà in questi momenti difficili, di crisi e di povertà, l’umanità sta riscoprendo lo spirito di comunità e la forza di un piccolo aiuto, di un abbraccio sincero, di un sostegno nei momenti di maggior fatica. Condividere può farci scoprire cose nuove, può alleggerirci di cose poco importanti per la nostra esistenza e ci apre alla possibilità di imparare dagli altri e crescere attraverso il perdono.

21 marzo 2013

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