Il mondo cattolico davanti alla crisi di governo
Da Azione cattolica e Forum del Terzo settore l’appello al mondo della politica perché salvaguardi il bene e la coesione sociale del Paese. Bustaffa sul Sir: «La forza della politica prevalga sulla politica della forza» di F. Cif.
«Viviamo giorni drammatici. Alla già grave crisi economica che semina quotidianamente povertà e disperazione nelle famiglie italiane si aggiunge la sconsideratezza di una vicenda politica avvitata su se stessa, sempre più incapace di dare risposte ai bisogni reali del Paese e della nostra gente e che ormai è arrivata all’irresponsabilità istituzionale, con la messa in discussione degli stessi cardini su cui si fonda la Repubblica, l’equilibrio dei poteri e il sistema democratico che ne sono il fondamento». La denuncia arriva dalla presidenza nazionale dell’Azione cattolica, al termine del convegno che ha visto riuniti a Roma i presidenti e gli assistenti dell’associazione delle diverse diocesi d’Italia, per aprire il cammino che conduce alla XV assemblea nazionale. Parole rese ancora più stringenti dai “numeri” che raccontano la povertà nel Paese. «I dati più recenti – si legge nella nota dell’Ac – parlano di circa 10 milioni di persone in condizione di povertà relativa e altri 5 in povertà assoluta». Vale a dire, 10 milioni di italiani vivono con 500 euro al mese e altri 5 milioni con meno, visto che la povertà assoluta si misura in termini di beni e servizi di base necessari a garantire una vita dignitosa. «Un recente rapporto denuncia che i redditi familiari sono ai livelli di 25 anni fa, mentre le spese obbligate – dalla casa alla scuola e alla salute – sono più che raddoppiate. Per 100 euro spesi nel 1992, oggi ne servono 160, a fronte di salari e pensioni praticamente rimasti invariati in termini di potere d’acquisto. Solo negli ultimi 3 anni tra i giovani si è perso 1 milione di posti di lavoro».
Per i responsabili dell’associazione, è in discussione «la stessa sopravvivenza delle persone». Proprio per questo l’ipotesi di un ritorno alle urne viene definita «sciagurata», tanto più in assenza di una nuova legge elettorale «che garantisca ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti», proprio mentre qualche timido segnale di ripresa economia sembra affacciarsi all’orizzonte. L’Italia non se lo può permettere. Non si può permettere una classe dirigente non all’altezza di una Nazione che certamente soffre di molte contraddizioni interne al corpo sociale, ma ha ancora infinite risorse umane, culturali e sociali». Responsabilità e generosità: queste le parole chiave che vengono riconsegnate dalla nota dell’Azione cattolica a «quel che resta della nostra classe politica, alle sue forze migliori». Insieme all’invito a «governare il Paese», ad adoperarsi «in modo adeguato, giusto e di largo respiro mediante interventi mirati a tutela innanzitutto delle situazioni più gravi, di promuovere condizioni di vita più solide per le famiglie e di garantire un futuro per le prossime generazioni. È questo il suo mandato, e non può essere più eluso».
Delle attese della gente «che sta attraversando con sacrifici, responsabilità e fiducia una stagione difficile e convulsa» scrive anche nell’editoriale pubblicato dal Sir Paolo Bustaffa. «L’eco del rumore delle armi sul campo di un’aspra battaglia politica – si legge nel testo on line su www.agensir.it – arriva nitido nei luoghi dove la gente vive, giorno per giorno, l’incrociarsi della sofferenza e della fatica con la speranza e la fiducia. L’eco viene da un campo di battaglia la cui lontananza non è data da misure geografiche ma da misure umane, culturali e sociali». Eppure «stare in questi giorni in mezzo alla gente e ascoltarla con rispetto – nota Bustaffa – consente di rendersi conto che è proprio il suo amore semplice e genuino per questo Paese a chiedere di deporre quelle armi prima che sia troppo tardi e a trasformare uno scontro distruttivo in un confronto dove ci si misuri con la forza della politica e non con la politica della forza». Imparando dalle “periferie” a guardare lontano e in alto. «Anche la politica – si legge nel testo – deve prendere atto che dalle periferie e non solo dal centro viene l’indicazione della direzione da prendere insieme per uscire dalla crisi». Per non lasciare il Paese «in balìa dei venti e delle onde di uno scontro dagli esiti distruttivi». La gente, conclude Bustaffa, «non lo merita. La gente ha scelto parole e fatti di responsabilità: come non augurare e augurarsi che la sua voce, come già sembra profilarsi, spenga il rumore delle armi della guerra e accenda quello delle armi della ragione?».
«Forte preoccupazione per lo scenario politico che si sta delineando» dopo l’annuncio delle dimissioni da parte dei ministri del Pdl del governo Letta arriva anche dal Forum nazionale del Terzo Settore. «Chi decide di staccare la spina – afferma il portavoce Pietro Barbieri – si assume la responsabilità politica, economica e sociale non solo dell’aumento di un punto dell’Iva ma di spingere il Paese verso il baratro per interesse di parte, dimenticando che sviluppo, crescita, coesione sociale e dignità delle persone dovrebbero essere al centro delle priorità del nostro Paese». L’auspicio è che «venga varata la legge di stabilità e che venga riformata la legge elettorale in modo tale che, se si dovesse andare alle elezioni, si posano creare maggioranze coese e stabili, in grado di realizzare quelle riforme strutturali da tempo invocate e di cui il Paese ha assoluto bisogno».
30 settembre 2013