Il saluto di piazza San Pietro a Papa Francesco

Al richiamo del campanone, dopo la fumata bianca, la folla in attesa si anima di canti e grida di gioia. E la fredda e umidissima serata si trasforma in una festa: «Siamo con lui. Ci ha già conquistati» di Christian Giorgio

Il fumo, denso, sale dalle stufe della Cappella Sistina su per il comignolo di rame. Piazza San Pietro esplode in urlo incerto. É nero come il cielo di Roma delle 19.06. Ma è solo un istante. Un’impressione. Forse lo sporco dei residui delle precedenti tre fumate ha fatto un brutto scherzo. É fumo bianco. Roma ha il suo vescovo. La Chiesa universale il suo pastore. Le centinaia di persone che stazionano nell’abbraccio del colonnato del Bernini, già dal primo pomeriggio, spostano lo sguardo dal comignolo all’arco delle campane. Il campanone di 9 tonnellate inizia a muoversi e i primi, festosi rintocchi richiamano un ulteriore applauso. Grida festanti. Canti di gioia.

Passano pochi minuti. Succede tutto in fretta rispetto a quel giorno di otto anni fa in cui fu eletto Benedetto XVI. Le strade che portano a piazza San Pietro si riempiono in pochi istanti di gente che corre. Si vedono le prime bandiere: Colombia, Cuba, Germania; uno dei primi striscioni che viene srotolato è quello degli universitari cattolici: «Siamo qui da oggi pomeriggio, finalmente ci siamo – dice Marco -. Siamo stanchi ma alla fine assisteremo a un momento storico per la Chiesa e per noi tutti». Alle 19.30 la banda pontificia e la fanfara dei Carabinieri fanno il loro ingresso in piazza.

La fredda e umidissima serata si trasforma presto in una festa di sorrisi e di canti. I più scatenati sono i seminaristi del Don Orione. Sono più di trenta, hanno con sé bandiere di diversi stati: Romania, Brasile, e ancora altri. «Tra di noi ci sono ragazzi che vengono anche dal Burkina Faso – dice visibilmente emozionato Luca, uno dei pochi italiani del gruppo -. Siamo scappati, alcuni di noi anche a piedi per più di un chilometro, appena abbiamo sentito della fumata. Noi Orionini abbiamo il quarto voto, quello di obbedienza al Papa, quindi non potevamo non essere qui». Non sono gli unici a raccontare storie di questo tipo. Eleonora, dentista, ha lasciato il suo studio per correre a San Pietro quando ha sentito le urla: «Mi sono precipitata fuori appena ho capito. Stavo curando una carie in quel momento. Eravamo all’inizio del trattamento in realtà. La mia paziente è stata subito d’accordo con me. Ci siamo guardate negli occhi e abbiamo deciso, senza dirci nulla, di correre verso San Pietro».

Alle 19.45 non piove più. Dopo un’intera giornata, il cielo di Roma decide che può bastare. Gli ombrelli si chiudono, pian piano, fino alle 20.05, quando si vedono solo teste in piazza San Pietro. Guardano tutti verso la Loggia delle Benedizioni. Le luci si sono accese, le tende si muovono. Francesco, da Cagliari, sorride: «Aspettavo con trepidazione questo momento, i padri cardinali ci hanno dato un nuovo Papa. Noi siamo pronti ad amarlo e a supportarlo nel difficile ruolo che lo attenderà nei prossimi anni». Le tende si spostano ed ecco venire avanti il Protodiacono Jean-Lois Pierre Tauran: «Annuntio vobis…». Un unico urlo di gioia si spande nella piazza ormai stracolma. «Jorge Mario Bergoglio, qui sibi nomen imposuit: Franciscum». «È sudamericano, argentino!» urla Enrik, un giornalista svedese zuppo fracido della pioggia dell’intera giornata. Sergio, seminarista del Redemptori Mater chiede ai suoi confratelli: «Francesco? Ho capito bene? Questa è una grande sorpresa che lo Spirito Santo ci ha dato. Siamo con lui, ci ha già conquistati».

Erico è argentino. É venuto fino a Roma in vacanza con la moglie Carla: «Abbiamo origini italiane, i nostri genitori sono arrivati in Sud America dal Trentino. Adesso non ci sembra vero che, questa sera, davanti a noi, si stia affacciando da quel balcone un uomo che conosciamo bene. A cui siamo molto legati. Una persona semplice che con la forza della sua fede e del suo carisma riuscirà a guidare la barca di Pietro verso il futuro». Nel frattempo il Papa impartisce la benedizione alla Città e al Mondo e si congeda da una piazza che non vuole lasciarlo andare: «Incominciamo questo cammino di fratellanza, amore e fiducia tra di noi. Buona notte e buon riposo!». La piazza applaude, urla. Le coccinelle del gruppo scout Roma 17, di Santa Maria in Vallicella, sono ben inquadrate nei loro ranghi ma quando il pontefice saluta esplodono in un coro: «Ciao Francesco!». Sono passati pochi minuti dalla sua vestizione in bianco nella stanza delle lacrime, ma è già il Papa di tutti, il vescovo e pastore della comunità universale che questa sera, in piazza San Pietro, era rappresentata anche da queste gioiose bambine con il cappello rosso a pois neri.

14 marzo 2013

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