La «teologia del popolo» di Papa Francesco

Alla Gregoriana padre Juan Carlos Scannone, docente di Bergoglio a Buenos Aires, ha analizzato la teologia di Francesco: «Lo guida un’opzione preferenziale per i poveri» di Antonella Pilia

La rivalutazione della spiritualità popolare e una forte predilezione per i poveri: questi alcuni dei tratti emersi nel primo anno di pontificato di Papa Francesco, che affondano le loro radici nella cosiddetta “teologia del popolo” argentina. Una corrente del tutto originale, nata all’interno della teologia della liberazione post-conciliare, che ha influenzato profondamente la formazione di Papa Bergoglio. Ecco perché La Civiltà Cattolica, la Pontificia Università Gregoriana e il Collegio sacerdotale argentino, il 27 e 28 marzo scorsi, hanno promosso una due giorni di riflessione a Roma, intitolata proprio “Le radici di Papa Francesco. Un anno di pontificato” e arricchita dal contributo diretto di alcuni pensatori latinoamericani di rilievo.

Uno di questi è senza dubbio padre Juan Carlos Scannone, 82enne teologo argentino gesuita, allievo del grande pensatore novecentesco Kahrl Rahner e tra gli iniziatori della teologia del popolo, intervenuto venerdì 28 marzo alla Gregoriana. Padre Scannone è molto vicino all’attuale pontefice, di cui fu dapprima insegnante di greco e letteratura per poi divenire in seguito suo “figlio spirituale”, quando Bergoglio era rettore della facoltà di Filosofia e Teologia e poi provinciale della Compagnia.

«In questo momento, lo studio della teologia argentina del popolo interessa per la sua influenza sull’impostazione teologico-pastorale di Papa Francesco e sull’esortazione apostolica Evangelii Gaudium», sottolinea nella relazione pronunciata in spagnolo padre Scannone, che ha approfondito l’argomento anche in un articolo pubblicato su “La Civiltà Cattolica”. Dopo aver tratteggiato la nascita della “teologia del pueblo”, il gesuita passa ad elencarne le caratteristiche peculiari. A partire dall’opzione preferenziale per i poveri, tanto evidente nella pastorale di Papa Francesco. «In America Latina sono i poveri che mantengono come elemento strutturante della propria vita la cultura del popolo cui appartengono – sostiene padre Scannone – e i loro interessi coincidono con un progetto storico comune di giustizia e di pace, poiché vivono oppressi da una situazione di ingiustizia strutturale e di violenza istituzionalizzata».

La teologia argentina, dunque, considera il popolo come un soggetto storico-culturale e la religiosità popolare come forma di fede cristiana inculturata nel popolo latinoamericano. Questa prospettiva, rileva padre Scannone, privilegia «l’analisi storico-culturale» a quella «socio-strutturale» e si differenzia dalla teoria della liberazione per la «presa di distanza dal metodo marxista di analisi sociale». Alla base della teologia del popolo c’è anche la rivalutazione della spiritualità e della pietà popolare, «al punto che arrivò a riconoscere una “mistica popolare”», cui Francesco fa riferimento per ben due volte in Evangelii Gaudium.

In questa esortazione apostolica, secondo padre Scannone, emergono quattro priorità in continuità con la teologia del popolo: «La più importante è la superiorità del tempo sullo spazio, in base alla quale è prioritario cominciare processi nel tempo piuttosto che occupare spazi di potere». In secondo luogo, «l’unità sul conflitto, che non punta a negare le tensioni ma ad accettarle, per trasformarle in una “comunione nelle differenze”». La terza priorità è quella del tutto sulla somma delle parti, tesa all’«unione dei popoli che conservano la loro peculiarità», spiega il gesuita citando Papa Francesco; e infine quella della realtà sull’idea, perché «la seconda – conclude – è in funzione della prima senza separarsi da essa».

31 marzo 2014

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