«Media digitali, l’uomo al centro»
L’appello di Roberto Cipriani e Xavier Debanne durante l’incontro promosso sabato 9 da Vicariato, Azione Cattolica, Ucsi Lazio e Avvenire di Claudio Tanturri
Bastano un cellulare e un auricolare, oggi, per ascoltare la radio, navigare in internet, scrivere o rispondere a un sms, a un mms, a una mail, vedere la televisione. Sono infatti moltissime le possibilità di entrare in contatto con il mondo circostante, offerte dalle nuove tecnologie. Straordinarie potenzialità che, se «usate per favorire la comprensione e la solidarietà umana», come ha scritto Benedetto XVI nel Messaggio per la 43ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del prossimo 24 maggio, provocano «nuove relazioni nella ricerca sincera e reciproca della verità». E l’impegno a favorire i valori positivi connessi ai nuovi sistemi di comunicazione è stato al centro dell’incontro, «Dialogo e amicizia nel continente digitale», organizzato sabato 9 maggio, nella Casa Bonus Pastor, dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, dall’Azione cattolica, dal progetto Portaparola di Avvenire e dall’Ucsi Lazio.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di Roberto Cipriani, ordinario di sociologia all’Università Roma Tre, e di Xavier Debanne, esperto in comunicazione digitale. A moderare i loro interventi e il conseguente dibattito, il giornalista del Tg1 Piero Damosso. «Quella digitale – ha detto in apertura Cipriani – è stata la maggiore rivoluzione sociale di questi anni. Basti pensare che il numero dei cellulari, nel nostro Paese, sta per eguagliare quello degli abitanti. E che, solo nel 2008, sempre rimanendo nel campo della telefonia, in Italia sono stati spediti circa un miliardo di sms.
Molti – ha continuato il sociologo – definiscono questa una comunicazione dal “fiato corto”: arriva, ma non rimane. Il rischio è infatti l’”ipereccedenza”». Per evitare che ciò accada, ha concluso, «è necessario lasciarsi spazi di riflessione personale, che facciano posto anche alla dimensione comunitaria. Senza cui non può esserci comunicazione di contenuti, sobria ed essenziale».
E sui contenuti si è soffermato anche Debanne. «Quali possono essere – ha domandato – quelli digitali che un’organizzazione religiosa può suscitare e poi comunicare in modo interessante?». «Personalmente – ha suggerito – credo che oggi ci sia bisogno di storie, di testimonianze da raccontare in uno spazio orientato alla condivisione e alla partecipazione, facendo ampio ricorso alla multimedialità».
«Questa – ha concluso – è la nostra nuova missione: aiutare le persone a emergere, accogliendo e raccontando le loro passioni, la loro capacità di spiegare gli eventi della vita in modo spontaneo e, in genere, in modo decisamente più credibile della sterile comunicazione istituzionale».
11 maggio 2009