Morta al Gemelli la piccola rom caduta nel Tevere
Non ce l’ha fatta la bimba di 14 mesi caduta nel fiume nei giorni scorsi. I genitori hanno dato il consenso all’espianto degli organi. Belviso: «Un gesto di sensibilità e solidarietà che dona speranza ad altre famiglie» di F. Cif.
Giocava sulle sponde del Tevere sotto Ponte Testaccio, dove la sua famiglia vive in una baracca improvvisata, la piccola rom di 14 mesi caduta nel fiume giovedì 21 febbraio. Ad accorgersene per primo il padre, intervenuto tanto rapidamente da salvarla dall’annegamento. Ma non è bastato: la bambina aveva subito un protratto arresto cardiaco. Ricoverata in condizioni gravissime giovedì sera al San Camillo, era stata trasferita nel centro specializzato di Terapia intensiva pediatrica del Policlinico Gemelli venerdì, presentando però «un irreversibile peggioramento delle condizioni cliniche», hanno dichiarato i medici. Sabato pomeriggio, 23 febbraio, ne è stata accertata la morte.
I giovani genitori, fanno sapere dal Policlinico universitario, «pur sopraffatti dal dolore e colpiti da questa tragedia, hanno immediatamente espresso ai medici del Gemelli il desiderio che il sacrificio della loro bimba servisse a salvare altre piccole vite, dando il consenso alla donazione degli organi della figlia». Un gesto «di sensibilità e di solidarietà» evidenziato anche dal vice sindaco Sveva Belviso. «La morte di una bambina di 14 mesi – ha dichiarato all’indomani dell’accaduto – è una notizia straziante che ci riempie di dolore e per la quale desidero rivolgere, a nome dell’amministrazione capitolina, sentite condoglianze ai genitori». Proprio la drammaticità di questo evento rende ancora più «encomiabile», secondo il vice sindaco, la scelta compiuta dai genitori di donarne gli organi, «compiendo un profondo atto d’amore verso il prossimo. Grazie a questo gesto – conclude Belviso – per altri bambini e per altre famiglie ci potrà essere una nuova speranza di vita».
25 febbraio 2013