Nuova chiesa a Fonte Laurentina

Il cardinale vicario Agostino Vallini presiede la Messa di dedicazione di San Carlo Borromeo, la parrocchia donata dalla diocesi di Roma a Giovanni Paolo II nel 2000. C’è anche un centro per la cura dell’infanzia di Claudio Tanturri

Doppia festa domenica 18 settembre per i fedeli di San Carlo Borromeo a Fonte Laurentina. Perché a undici anni dalla fondazione della parrocchia, affidata alla guida degli Oblati Figli della Madonna del Divino Amore, e dopo due anni di lavori, vedono ultimato il loro complesso parrocchiale. Una struttura bella e accogliente che fa della funzionalità il suo punto di forza. La celebrazione eucaristica di dedicazione, nel pomeriggio alle 17.30, sarà presieduta dal cardinale Vallini.

Eretta il 28 maggio del 2000 come dono della diocesi di Roma a Giovanni Paolo II in occasione del suo 80° genetliaco, la parrocchia di San Carlo Borromeo è cresciuta insieme al quartiere in cui sorge. «C’erano solo due palazzine quando cominciammo le nostre attività nei sei locali commerciali messi a disposizione dal Vicariato: quattro di essi li adibimmo a dignitoso luogo di culto mentre gli altri due li usavamo per le attività pastorali», spiega il parroco fondatore don Fernando Altieri. «Attualmente – aggiunge – i palazzi del territorio parrocchiale, che comprende i quartieri Caltagirone, Vallerano, Valleranello, Casal Fattoria e le adiacenze di via Castel di Leva e via Laurentina, sono più di 150 e il numero degli abitanti supera le 20mila unità». Accanto a don Fernando, che dal 1° settembre è pienamente proiettato nei nuovi incarichi di presidente degli Oblati Figli della Madonna del Divino Amore e di vicerettore del santuario mariano di Castel di Leva, c’è il nuovo parroco, don Michele Pepe: «Sono molto emozionato per questa nuova avventura pastorale», confida il sacerdote oblato, che torna a Roma dopo 42 anni di lavoro in una parrocchia di Taranto. E alla domanda sull’impostazione del suo ministero a San Carlo Borromeo, risponde: «Proseguirò le attività avviate con tanto entusiasmo da don Fernando, che mi lascia la guida di una comunità vivace e stimolante, popolata per lo più da giovani famiglie con bambini piccoli». Una caratteristica, quest’ultima, che fin dall’inizio ha polarizzato le attenzioni di don Altieri. Basti pensare che, nonostante la provvisorietà dei locali, il primo servizio attivato dalla parrocchia accanto alle ordinarie attività di iniziazione cristiana fu una ludoteca. Dal 2001 offre cure e assistenza a una quarantina di bambini e continuerà a farlo nel nuovo «Centro per la cura dell’infanzia – Oratorio dei piccoli Madre della Speranza», che fungerà da scuola materna nel nuovo edificio, un complesso parrocchiale che, come si diceva sopra, ha nella razionalità degli spazi il suo segno distintivo.

«La struttura, con la sua essenzialità ed efficienza, richiama all’humilitas di San Carlo», spiega ancora don Fernando, che fino a ieri ha assistito all’ultimazione dei lavori e ai preparativi della festa insieme a don Michele. Entrambi sono molto soddisfatti del frutto di tanti sforzi. E si dice «soddisfatto» anche monsignor Liberio Andreatta, nuovo direttore dell’Ufficio per l’edilizia di culto del Vicariato, che dal mese di luglio agli ultimi giorni ha fatto diversi sopralluoghi nel cantiere. «Già dal Grande Raccordo Anulare e dalle campagne circostanti – spiega il sacerdote – si vede che qui c’è una chiesa. Grazie all’alta torre, con le campane, che si alza dall’aula liturgica, la riconoscibilità all’intero edificio è immediata, anche da molto lontano». Di colore chiaro e in posizione rialzata rispetto ai fabbricati che la circondano, la nuova costruzione di Fonte Laurentina ha proprio in questa «torre» di grandi dimensioni l’elemento architettonico caratterizzante. All’interno di essa, il presbiterio, dove hanno sede il Santissimo Sacramento, l’altare, l’ambone e il celebrante. «È il luogo centrale verso cui tutto lo spazio circostante è rivolto», evidenzia l’architetto Antonio Monestiroli, che a quest’area ha conferito una particolare attenzione sia dal punto di vista strutturale che nella scelta degli arredi, costruiti in marmo Verde Alpi. Ma anche nella scelta degli effetti visivi. È infatti il punto più luminoso della chiesa e la base da cui prende quota la torre. «Le tre mura che lo racchiudono – spiega Monestiroli – vanno oltre il soffitto dell’aula assembleare e attingono luce naturale dal grande lucernario, realizzato sul lato della torre aperto verso sud, attraverso un sistema di blocchi di cemento bianco». A destra del presbiterio, la cappella feriale e a sinistra il fonte battesimale.

Anche l’intera aula liturgica, che può ospitare 400 persone sedute, è totalmente illuminata da lucernari che, posti sul tetto, si ingrandiscono progressivamente dai tre portali d’ingresso fino alla cappella feriale. L’impianto dell’illuminazione riproduce l’effetto della luce naturale con due fonti principali discendenti nella torre del presbiterio e lungo il muro perimetrale della chiesa, rivestito in blocchi di tufo. Davanti alla chiesa è stato realizzato un sagrato di 2mila metri quadrati che funge da “agorà” e da grande terrazza sul quartiere, raggiungibile attraverso una rampa dalla pendenza molto dolce al termine della quale è stata posta una grande croce metallica. A questa “salita” don Fernando Altieri conferisce un alto valore simbolico, «perché – spiega – funge da itinerario di riflessione e preparazione alla celebrazione, che permette ai fedeli di lasciarsi alle spalle il mondo, il profano, per entrare nel Tempio Santo, il “fanum”».

Alla chiesa è collegata la sacrestia che funge anche da passaggio diretto agli uffici parrocchiali. Questi ultimi sono posti al piano terra della costruzione, nella parte absidale. Al piano superiore si trovano invece i locali della casa canonica e sul lato opposto, diviso dalla chiesa attraverso un grande giardino con tre lecci, sono state distribuite su due piani le sei aule da 30 metri quadrati e le altre tre di 45, che costituiscono le opere pastorali con i relativi servizi. Al piano sottostante la grande sala polifunzionale «Don Umberto Terenzi» che, come anticipa il parroco, assolverà a diverse finalità pastorali. Tra queste anche quella di dare ospitalità alle due compagnie teatrali della parrocchia: «Napul’è» e «La Fenice».

16 settembre 2011

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