“Orizzonti e confini”
Riparte dalla formazione il progetto di solidarietà internazionale della Caritas diocesana che porterà nei Balcani 15 persone di Rosario Capomasi
Il sito della Caritas diocesana
Riparte anche per l’anno pastorale 2006-2007 il progetto “Orizzonti e confini” della Caritas diocesana di Roma. E anche questa volta si ricomincia dalla formazione: dal 24 marzo al 25 maggio, dalle 18 alle 20.30, al Seminario Romano Maggiore (piazza S. Giovanni in Laterano) prenderà il via un percorso formativo introduttivo alla solidarietà internazionale per tutti coloro che vogliono ricercare un’opportunità di azione in aree di crisi. «Alla fine delle lezioni – spiega Oliviero Bettinelli, responsabile del Settore Educazione alla pace e alla mondialità (Sepm) della Caritas -, saranno selezionate 15 persone che avranno la possibilità di vivere sul campo (Balcani, luglio-agosto 2006) un’esperienza di solidarietà cristiana da riportare poi nella nostra realtà territoriale in termini di condivisione ma anche di informazione e sensibilizzazione».
Il viaggio nei paesi della ex Jugoslavia si svolgerà cinque anni dopo la prima esperienza del 2001 in Bosnia, ripetuta anche lo scorso anno. Dopo l’inaugurazione del corso con il tema “In viaggio verso dove”, a cura dell’equipe formativa del Sepm, sono previsti altri sette incontri, due dei quali (27 aprile e 4 maggio) saranno dedicati alle realtà di Kigali (Ruanda) e Bagdad.: «Il nostro – prosegue Bettinelli – è un progetto pensato con l’obiettivo di formare la persona sui concetti di pace e mondialità attraverso tre momenti fondamentali: il momento formativo, in cui si danno al frequentante tutte quelle informazioni che servono ad acquisire maggiore consapevolezza sui temi trattati senza fermarsi alla semplice notizia; il momento della condivisione, cioè la realizzazione pratica di quanto assimilato, e per questo un’ottima occasione saranno i giorni che trascorreremo questa estate nei paesi balcanici, mirando ad un approccio con la popolazione locale di semplice relazionalità, quotidianità, fatto di piccoli gesti e senza la pretesa di voler insegnare niente a nessuno. L’ultimo momento infine è quello rielaborativo: l’esperienza vissuta sul campo verrà messa a disposizione di più soggetti, attraverso le testimonianze personali raccontate ai ragazzi dei gruppi parrocchiali, nelle scuole, e così via».
Molto importante poi, osserva Bettinelli, è «lasciare qualcosa di questi incontri: di recente ad esempio abbiamo realizzato un libro di favole da tutto il mondo, “C’era una volta un paese lontano lontano”, il cui ricavato è stato utilizzato per acquistare dei banchi per le scuole di Kindu, in Congo, e per realizzare una biblioteca in Guatemala a favore della comunità indigena “Nuevo Horizonte” di Santa Ana in Peten». La cittadina africana rappresenta uno dei casi più gravi: in seguito alla guerra civile iniziata nel 1996 ha subito pesanti devastazioni e la maggior parte delle strutture scolastiche è stata distrutta, con i banchi utilizzati per fini bellici o bruciati. I destinatari del progetto sono circa 1.200 bambini, costretti a seguire le lezioni seduti per terra, con evidenti problemi di carattere didattico e sanitario. «Riteniamo che l’opera di formazione possa servire a superare almeno in parte i traumi della guerra e della povertà, aiutando i bambini a recuperare la fiducia nel futuro». Sempre nell’area dei Balcani invece il “progetto Ibar”, attivo dal 1989, che supporta quelle famiglie di Mitrovica (Kossovo) ancora escluse dai circuiti umanitari e istituzionali di sostegno. «Ciò che più importa nella nostra attività pastorale – conclude Bettinelli – è l’invito alla riflessione e alla conoscenza di tante situazioni difficili, contribuendo a creare degli operatori di pace che mettano a disposizione di altri il loro vissuto».
16 febbraio 2006