Quando il figlio non viene. Il dramma della sterilità

di Angelo Peluso

È un punto molto delicato sul quale ogni coppia reagisce in maniera molto diversa e comunque sempre con tanta sofferenza. Per certi versi è come se si minasse l’identità stessa della coppia. Quando viene fatta una diagnosi di possibile sterilità le reazioni sono diverse.

Una coppia con un’ottima stabilità affettiva cerca la strada migliore e più funzionale nel rispetto dei propri valori e delle proprie convinzioni, lasciando da subito le porte aperte a soluzioni alternative quali l’adozione o l’affido familiare. Per la coppia che attraversa una fase di crisi e di instabilità, il figlio desiderato è vissuto come un possibile “mezzo di unione e rappacificazione ” tra persone non pienamente in sintonia tra di loro. La sterilità è vissuta, di conseguenza, come segno di non compatibilità nemmeno nella procreazione.

Le reazioni individuali alla diagnosi di infertilità sono legate anche alle aspettative sulla genitorialità nella propria storia di vita. È inevitabile che talvolta si scatenino crisi di inadeguatezza, crisi di identità e dell’immagine personale, senso di colpa verso illa partner, depressione, patologie della sessualità (dalla diminuzione della libido fino al rifiuto della sessualità), spirito di rassegnazione.

Superato il naturale smarrimento iniziale, la coppia complice si predispone a cercare con serenità le possibili soluzioni con ulteriori terapie medichechirurgiche, pensando all’adozioneaffidamento, dando un nuovo significato all’essere coppia con nuovi impegni nel sociale. La cosa più importante – ancora una volta – è nel non vivere in solitudine il problema.

Adottare un bambino, in particolare, è una di quelle decisioni non facili sia per l’impegno emotivo che richiede sia per tutti gli aspetti burocratici a cui si va incontro. È fondamentale che questa scelta debba essere della coppia e non di un solo partner o, peggio, delegata ad un partner. È indispensabile avere una reale motivazione ad accettare “un cosiddetto estraneo con una sua storia di sofferenza” all’interno della famiglia. Le coppie tendono di solito a cercare di avere bambini molto piccoli nella convinzione di trovare minori difficoltà di adattamento vicendevole, ma la legge richiede precisi requisiti.

Far diventare il bambino “membro della famiglia acquisita” è una prova di maturità notevole e ancora una volta mette a dura prova l’equilibrio del sistema. Prima del bambino è necessario guardare alle vicende che hanno portato la coppia verso quella strada.

Nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a casi di sterilità maschile o femminile: i partner hanno rinunciato ai faticosi accertamenti medici perdendo ogni speranza di una soluzione o iniziano le procedure per l’adozione continuando anche i controlli sanitari.

L’infertilità non può essere trattata come qualsiasi altro problema clinico perché va a toccare l’essenza della femminilità e mascolinità e quasi sempre scatena un rifiuto iniziale, collera, angoscia e successivamente sensi di colpa, di dolore, di perdita di qualcosa di non definito. La sterilità diagnosticata va ad intaccare, di conseguenza, la comunicazione, l’intimità, la sessualità ripercuotendosi pesantemente sul rapporto di coppia.

La coppia deve perciò trovare professionisti altamente sensibili capaci di offrire un forte sostegno psicologico oltre a competenze mediche adeguate.

27 dicembre 2008

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