Ritratti, le tante facce del potere
Ai Musei Capitolini una mostra raccoglie una galleria ricchissima di teste, busti e statue, esempio di arte antica romana che vanno dall’età repubblicana a quella imperiale di Francesca Romana Cicero
Sorprende l’attualità dei ritratti del passato, espressivo mezzo di comunicazione che perpetua nel tempo e nello spazio (allora fino agli estremi confini dell’impero) fattezze, gesta e “carattere” dell’effigiato. “Ritratti. Le tante facce del potere” è un’esposizione ai Musei Capitolini che presenta una galleria ricchissima di teste, busti e statue – oltre 150 pezzi –, esempio di arte antica romana in un arco temporale compreso tra l’età repubblicana e l’imperiale.
Ritratti che da sempre paiono essere costruiti – come evidenzia La Rocca, uno dei curatori – sia come forme sovra-individuali, “tipi”, sia come riproduzioni realistiche, “persone”. A seconda delle circostanze storiche e dei relativi contesti di fruizione, gli artisti del passato sono ricorsi e ricorrono ad una delle due forme. Le due esigenze comunicative, infatti, spesso si sono fuse ed intrecciate nell’attesa di essere decodificate: si tratta di un’arte che racchiude elementi di un particolare linguaggio, esaltato dai contrasti di luce e ombra, di un codice distintivo, condiviso con lo spettatore, che consolida il prestigio e la forza di colui che è ritratto. Prestigio affermato anche in opposizione alle differenze caratteriali e politiche di eventuali predecessori.
L’abbigliamento (la toga era l’habitus civilis romano per eccellenza, simbolo della cittadinanza stessa capace d’esprimere dignitas e pietas), la capigliatura, la fisionomia del viso (gli occhi infossati, il mento sporgente, la bocca aperta, serrata o dischiusa etc.), le posizioni confacenti al rango e funzionali all’esercizio del potere e all’esaltazione dei valori (exemplum virtutis), sono elementi essenziali per il riconoscimento degli individui ritratti, soprattutto quando privi di un preciso contesto di provenienza e delle iscrizioni elogiative o commemorative che accompagnavano i busti.
In alcuni casi si tratta di ritratti che assolvevano a una funzione decorativa di sale di rappresentanza, di abitazioni di lusso nelle quali coltivare l’otium o di biblioteche, con lo scopo di esibire interessi culturali e l’ammirazione per i greci. L’idea di esporre nelle biblioteche ritratti degli autori degli scritti in esse conservate nasce per i romani dall’aspirazione a colloquiare con i grandi letterati del passato e con i condottieri ai quali Cronache o Annali facevano riferimento.
Di sala in sala, distribuiti in sezioni che evidenziano differenti soluzioni raffigurative fino a culminare con effetto scenografico nell’ala che ospita la statua equestre di Marc’Aurelio, l’imperatore filosofo, i ritratti, soprattutto quelli imperiali, ci forniscono esempi di auto-rappresentazione e differente concezione del potere.
In occasione della Settimana della cultura organizzata dal Ministero dei beni culturali, la mostra – seconda tappa del progetto «I Giorni di Roma», cinque mostre con cadenza annuale -, costituisce un’occasione per riflettere sulla storia del ritratto ed accostarsi alla storia romana con un approccio diverso e testimonianze di alto livello artistico.
“Ritratti. Le tante facce del potere” c/o Musei Capitolini, piazza del Campidoglio. Fino al 25 settembre 2011. Curatori: La Rocca e Parisi Presicce. Catalogo MondoMostre. Orari: da martedì a domenica dalle 9 alle 20; chiuso il lunedì. Biglietto: intero 12 euro; ridotto 10 euro; ridottissimo 2 euro. Gratuito solo per alunni di scuole medie ed elementari e per i portatori di handicap. Tel. 060608 (tutti i giorni dalle 9 alle 21).
12 aprile 2011