San Francesco d’Assisi ad Acilia, accoglienza ai più deboli

Il nuovo centro parrocchiale “Buon samaritano” aiuterà le fasce più disagiate del quartiere a cavallo tra Ostia e il raccordo. Il parroco don Bianchini: «In Quaresima Cristo viene annunciato casa per casa» di Daniele Piccini

Sarà dedicato ai poveri e ai senza tetto del quartiere, il nuovo centro “Buon Samaritano” della parrocchia San Francesco d’Assisi ad Acilia, inaugurato il 17 febbraio dal cardinale vicario Agostino Vallini. «In quest’area – spiega il parroco don Stefano Bianchini, alla guida della comunità del Villaggio San Francesco dal settembre 2008 – indigenti e anziani troveranno docce e vestiti puliti. Potranno ricevere inoltre un supporto psicologico, ma anche un aiuto specifico per problemi di alcol e droga».

Nel quartiere Villaggio San Francesco, a sud di Roma, tra Ostia e il Grande raccordo anulare, vivono seimila persone, circa 1.300 famiglie. Gli abitanti sono per lo più over 65, anche se la zona si sta ripopolando con famiglie di giovani coppie. «Siamo una parrocchia con 57 funerali all’anno e molti battesimi», riassume don Bianchini.

«La parrocchia – illustra il parroco – è stata eretta nel 1954 e affidata ai frati minori della Provincia di Roma, ma dal 1988 è nelle mani del clero diocesano. Il quartiere nacque per volontà di Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, all’epoca sottosegretario di sessione alla Segreteria di Stato Vaticana, che si fece promotore di una raccolta di fondi per costruire case a sfollati e poveri».

Segnato da un’origine umile, il quartiere conosce ancora sacche di disagio. L’alcolismo e la disoccupazione sembrano essere gli estremi di uno stesso circolo vizioso che avviluppa non solo anziani, ma anche uomini di 40-50 anni. «Il progetto “Buon Samaritano” intende affrontare proprio queste emergenze – spiega il parroco – e si aggiungerà ad altre iniziative caritatevoli. Ogni sabato distribuiamo i pacchi alimentari. Cinque anni fa li ritiravano soprattutto albanesi e romeni. Ma ultimamente i poveri che hanno bisogno del nostro aiuto sono sempre più spesso italiani».

Nelle attività di evangelizzazione, la parrocchia fa tesoro delle indicazioni del Convegno diocesano. «I genitori che chiedono il battesimo per i figli – racconta Don Bianchini – incontrano il parroco e quattro catechisti. Poi i catechisti vanno a trovare le coppie nelle loro case. Infine ci si incontra tutti in parrocchia. Si cerca di mantenere un rapporto con i genitori, anche invitandoli ad una pizza, dopo il battesimo del loro figlio». Una quarantina di bambini seguono il primo anno di preparazione alla prima Comunione, 46 il secondo anno. «Anche i loro genitori – aggiunge il parroco – hanno formato un bel gruppo: approfondiscono il messaggio spirituale del Vangelo e hanno partecipato ai quattro incontri sull’ “emergenza educativa” promossi dal Vicariato».

Due i gruppi che si preparano alla Confermazione: 18 al primo anno, 8 al secondo anno. «Infine – conclude don Bianchini – durante la Quaresima un gruppo di laici è impegnato in una missione parrocchiale, che le comunità neocatecumenali della parrocchia chiamano “traditio”: portare l’annuncio di Cristo nelle case».

«Per la preparazione alla Pasqua – spiega Augusto Santarelli, pensionato di 63 anni, per 40 nell’amministrazione dell’ospedale San Giovanni e ora nel gruppo di animazione liturgico e catechetico – stiamo promuovendo una catechesi missionaria nelle famiglie: fino al venerdì delle Palme (il 22 marzo, ndr) creeremo dei centri d’ascolto. Abbiamo diviso la parrocchia in zone e in ogni via una famiglia invita i vicini a partecipare alla catechesi».

«Una ventina di famiglie per ora hanno dato la loro disponibilità. Dopo la Pasqua questi centri diventeranno permanenti, ci vedremo una volta al mese per riflettere su un argomento indicatoci dal parroco. Il senso dell’iniziativa – conclude il volontario – è “esportare” la bellezza della comunità cristiana. La parrocchia deve diventare famiglia di famiglie».

13 marzo 2013

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