“Sul sentiero” con Sergio Cammariere

Il cantautore crotonese racconta il suo rapporto con Roma e il concerto in programma per il 20 febbraio al Sistina di Concita De Simone
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Sempre impeccabilmente elegante, anche quando lo si incontra al bar nei pressi di via Asiago, vicino il suo studio per le prove. È Sergio Cammariere, cantautore crotonese, romano d’adozione, quarantaquattrenne. Uno dei personaggi più singolari e raffinati nel panorama musicale italiano, con le sue canzoni che rivelano un incredibile equilibrio armonico-emotivo. Pianista autodidatta, dotato non tanto di tecnica quanto di spiccata passione e vivacità nelle dita, interprete coinvolgente e vibrante, Sergio Cammariere è stato una delle rivelazioni più azzeccate degli ultimi Festival di Sanremo (il suo 3° posto tra i big risale al 2003), anche se al suo attivo aveva già un album pubblicato nel 2002, “Dalla pace del mare lontano”, e ancor prima un riconoscimento come miglior interprete ed esecutore al Premio Tenco del 1997. E poi, gli amanti della musica dal vivo a Roma si ricordavano già di lui e dei suoi concerti nei piccoli jazz club. Rieccolo a Roma, la “sua” città ormai, per uno splendido concerto, lunedì 20 febbraio al Teatro Sistina, con il quartetto dell’Ensemble Orchestra Filarmonica Roma Sinfonietta di 26 elementi diretta dal maestro Paolo Silvestri, insieme agli inseparabili Amedeo Ariano alla batteria, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Fabrizio Bosso alla tromba. Secondo appuntamento di tre eventi unici (il primo lo scorso 11 febbraio a Milano e il prossimo, dopo Roma, il 7 marzo a Bari), tutti con l’accompagnamento dell’orchestra sinfonica, il concerto romano si preannuncia già un “tutto esaurito”. Ci saranno un grande spazio all’improvvisazione, in cui lo chansonnier calabrese è maestro, e un repertorio vario e geograficamente e musicalmente molto vasto: bossanova, canzone d’autore, ma anche musica classica, Debussy, Beethoven e tanto jazz con un omaggio ai grandi e fra tutti a Duke Ellington.

Sergio Cammariere, con l’orchestra, a Roma, città dove sei nato artisticamente: due emozioni in una sola volta…
Eh sì. Già a Milano, entrare a suonare con l’orchestra al Teatro Verdi, per me che sono un auto didatta, è stato incredibile. Per me e per i miei musicisti è un onore suonare nei teatri. E a Roma, la città che mi ha adottato, che mi ha visto cominciare a suonare nei locali, non posso che essere emozionato. Non riesco a non esserlo al solo pensiero. La mia vita è la musica e questo per me è un traguardo importante.

Com’è “improvvisare” – cosa alla quale sei abituato nel jazz – con l’orchestra?
Arrivano delle sensazioni nuove, diverse, bellissime e forti. Ci sono alcune linee di archi che si incastrano soprattutto in brani che non ho mai inciso con l’orchestra, come quelli del mio primo album, tipo “Via da questo mare”, “Dalla pace del mare lontano”, “Tempo perduto”. E poi riproporrò un brano che solo una volta ho eseguito dal vivo, ovvero “Padre della notte”, che ho eseguito nel 2003 al Concerto di Natale in Vaticano. È una canzone-preghiera scritta con l’amico e mio paroliere Roberto Kunstler.

Che cosa ricordi di quella esibizione e di quel momento?
Più che l’esibizione, mi ricordo l’incontro in udienza con il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II. Per l’occasione portai la mia telecamera e feci delle riprese, che ogni tanto rivedo. Ripenso spesso a lui.

Qual è il primo “ricordo musicale” che hai di Roma?
Uno dei miei primissimi ricordi risale a quando appena arrivato a Roma andavo sempre al Manuja, un locale trasteverino dove suonavano musica latino americana e soprattutto brasiliana, genere dal quale sono rimasto “contaminato”. E poi forse non tutti sanno che nella mia vita ho fatto un po’ di tutto e negli anni Ottanta ho anche arrangiato un disco di canzoni romane.

Se a Crotone ti ispira il mare – e Capocolonna, brano del tuo ultimo album “Sul sentiero”, ne è una prova -, a Roma cosa?
Sicuramente l’architettura perfetta. È una città meravigliosa. È bellissimo vivere a Roma perché si percepisce e si vede, anzi, la storia di quattromila anni fa. Qui sento che la storia mi proietta verso il futuro. Sono molto affascinato dall’arte e dall’architettura della Capitale.

Chi ti piace incontrare sui sentieri romani?
Ho già incontrato parecchi saggi e filosofi, persone che mi hanno insegnato come vivere. E mi immagino passeggiare per Roma magari ascoltando Respighi con i suoi poemi sinfonici dedicati a Roma.

A proposito degli omaggi alla musica classica che sappiamo che farai durante il concerto, quali altre canzoni eseguirai?
Quelle dei miei album, come “Ferragosto”, scritta con Samuele Bersani, del secondo, che sarà uno dei pezzi portanti del concerto: canzone eseguita per la prima dal vivo con l’orchestra; poi ci saranno la tarantella “Nuova Italia”, “Niente”, la splendida visione dell’amore di Pasquale Panella e brani del precedente “Dalla pace del mare lontano”, come “Tutto quello che un uomo”, il brano sanremese, “Tempo perduto” e molti altri. Sarà un tributo alla musica italiana e al jazz, con un grande spazio all’abbraccio della musica, rompendo le barriere spazio-temporali e puntando solo alla musica che arriva al cuore.

17 febbraio 2006

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