Acr, la pace conta su di noi

La Carovana della Pace dei ragazzi dell’Azione cattolica ha percorso le strade di Roma fino a piazza San Pietro. Slogan, cori, striscioni. Poi l’Angelus con il Papa e il lancio delle colombe di Emanuela Micucci

Un arcobaleno di pace ha attraversato ieri mattina (domenica 30 gennaio 2011) le strade del centro di Roma. È la 33ª Carovana della pace dei ragazzi dell’Azione Cattolica (Acr). Ci sono i tamburi della parrocchia di San Barnaba, il “rap futuristico” di San Lino. I “numeri della pace” dei ragazzi di San Luca e le operazioni matematiche per realizzarla dei bambini di Ostia. Se ai Mondiali di calcio in Sud Africa c’erano le vuvuzelas, l’Acr ha le rumorose nacchere a forma di mani e l’adattamento di “Waka-waka” urlato a gran voce per invitare i romani a scendere in strada per manifestare insieme la voglia di pace. Colori, volti, allegria, cori, striscioni dei bambini tra i 4 e i 14 anni dell’Acr della diocesi che, sfidando la pioggia, si sono ritrovati a piazza Navona insieme con i loro educatori, genitori e coetanei delle scuole e delle altre parrocchie. Tra loro anche un gruppo da Ladispoli. Il più numeroso quello di San Corbiniano con 155 partecipanti.

«Lo slogan di quest’anno era “Contiamo la pace” – spiega il presidente diocesano dell’Ac, Benedetto Coccia –, ma i ragazzi alla fine di un mese di riflessione sull’argomento hanno capito che la pace conta su di loro». «Oggi sono i ragazzi i protagonisti della Carovana – aggiunge Marco Caporicci, neoresponsabile diocesano Acr –. Sono loro che vivono esperienzialmente quanto è bello stare insieme e chiedere la pace».

Intanto, la piazza si anima con giochi e canti. Poi, lo scambio di foglietti a forma di “più” con un messaggio di pace e la consegna di originali salvadanai. Pallottolieri, calcolatrici, matite, dadi. «Il nostro è una lavagna con scritto Italia+Russia=Pace», spiega Federico di Gesù Divin Maestro. Nei salvadanai sono raccolti i risparmi degli aceirrini per due iniziative di carità, proprio in Russia: per un orfanotrofio in Siberia e per il Centro di crisi per bambini di strada di San Pietroburgo in cui lavorano insieme sacerdoti cattolici, ortodossi e luterani. «Perché il tema di questo “Mese della Pace” è la libertà religiosa – afferma don Giuseppe Forlai, assistente diocesano dell’Acr –, che però riguarda anche quella di professare la nostra religione in Italia».

«Ai tanti bambini che nel mondo vivono nelle sofferenze per testimoniare il loro affetto a Gesù dobbiamo un applauso», chiede Mirko Campoli, responsabile nazionale Acr, a piazza San Pietro dove alle 11 arriva la Carovana, dopo aver sfilato a corso Vittorio e via della Conciliazione.

Il cardinale vicario Agostino Vallini nel suo saluto ricorda che «Roma può cambiare, può diventare una città di pace perché ci sono tanti ragazzi luminosi come il sole e gente che il sapore nella vita perché ha la Verità di Cristo e la porta avanti». Il conto alla rovescia scandisce le 12, il momento più atteso: la recita dell’Angelus con il Papa. Dalla finestra dello suo studio si affacciano insieme al Pontefice due acierrini: Lorenzo, 9 anni, e Anna di 11 della parrocchia di Santa Maria Consolatrice. «Ultimamente abbiamo ascoltato tante brutte notizie – Anna legge a nome dell’Acr un messaggio per Bendetto XVI –. Troppe persone decidono di usare la violenza per imporre le proprie idee politiche e religiose (..). Dobbiamo volerci bene come fratelli, a qualsiasi religione o cultura apparteniamo». Poi, una promessa: «Saremo tutti qui insieme a te, a fare festa» il primo maggio per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Infine, il tradizionale lancio di due colombe, simbolo di pace. Una rientrata nello studio e non prenderà il volo, diventando segno della fatica di costruire la pace. Il Papa, prima di salutare gli acierrini, ne aveva indicato la strada nelle Beatitudini, «un nuovo programma di vita», incarnate nella storia della santità cristiana. «Per questo la Chiesa non teme la povertà, il disprezzo, la persecuzione».

31 gennaio 2011

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