Antonello da Messina

Alle Scuderie del Quirinale un’esposizione monografica dedicata a uno dei più grandi artisti italiani del Quattrocento di Francesca Romana Cicero

In mostra alle Scuderie del Quirinale, il sublime: ieraticità e finezza psicologica introspettiva si fondono nelle opere di Antonello da Messina, uno dei più grandi artisti italiani del Quattrocento. Celebre per i suoi ritratti nei quali una “luminosità silente” si avvale della morbidezza dei cromatismi per fissare una volta per sempre sulla tela (rari i ripensamenti nel disegno) l’intuizione di un volto, di uno sguardo, che rimanda ad altri sensi, e ancora più lontano nel tempo e nello spazio, all’inafferrabile misteriosità della vita umana, Antonello da Messina mira a raffigurare i suoi soggetti a tre/quarti, favorendo l’impressione nel fruitore di essere costantemente osservato, di essere l’effettivo ultimo destinatario del ritratto.

La monografia a lui dedicata, che solo nell’ultimo weekend ha registrato circa 9mila visitatori, monografia grandiosa per la presenza di 37 capolavori sui 45 esistenti di sicura attribuzione, provenienti in gran parte da musei internazionali, al di là delle lievi evoluzioni del suo stile, consente di ricostruirne compiutamente la figura attraverso le tematiche da lui sviluppate: dalle “Crocifissioni”, all’“Ecce homo”, “alle “Annunciate”, delicatissime per la dolcezza e pudicità verginale, felicemente svelata dall’espressività del volto e delle mani, lievemente tese a “coprire” il corpo di fanciulla, e ai ritratti. Tra le opere più famose in mostra “L’Annunciata” di Messina (nella foto), che per fierezza e sacra statuarietà rimanda alle Muse greche: avvolta in un ampio mantello azzurro, cornice ideale per un viso d’alabastro, sul quale si dischiudono due intensi occhi neri, pudicamente abbassati e probabilmente puntati sull’Angelo che non compare, e le cui palpebre sembrano essere scosse da un leggero fremito, mentre il lieve stringersi degli occhi come “sorpresi da luce improvvisa” è accompagnato da una sottile “piega agli angoli del naso e alle estremità delle labbra”, la Vergine Maria solleva appena la mano come per dare movimento alle parole “Com’è possibile? Non conosco uomo”.

Lo stesso altissimo lirismo, nel quale l’eredità dei fiamminghi è corroborata dalla meravigliosa creatività del genio italiano, è riscontrabile in tutte le altre opere, tra le quali il “San Girolamo nello studio”, la “Madonna col bambino”, il “San Sebastiano” calato in una prospettiva metafisica, le opere da devozione privata, piccole per dimensioni ma ugualmente artisticamente valide, nonché le meditazioni sull’“Ecce homo”, in cui l’umana contemplazione del divino si esprime attraverso “patetismo”, nel senso più alto del termine, o naturale “trasfigurazione”.

Gli altri artisti presenti in mostra oltre ad esaltarne la grandezza (da Jan Eyck a Giovanni Bellini e Alvise Vivarini, Francesco Laurana…), evidenziano i rapporti con gli altri pittori del tempo e sono rivelatori di alcuni aspetti della sua vita di cui poco si sa, oltre al fatto che forse morì in giovane età a soli 49 anni, data la perdita di tutti i documenti anagrafici in seguito al terremoto di Messina.

Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio, 16. Orario: da domenica a giovedì dalle 10 alle 20; venerdì e sabato dalle 10 alle 22.30.Biglietti: intero euro 10; ridotto euro 7,50; scolaresche euro 4 per studente. Fino al 18 giugno 2006. Infoline: tel. 06.39967200.

27 marzo 2006

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