Eterologa, al centro solo desideri e diritti degli adulti
Il presidente del Movimento per la vita Carlo Casini commenta le motivazioni della sentenza della Consulta che ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa: «Si genera per abbandonare» di F. Cif.
«Siamo alle solite: si guardano solo gli interessi, i desideri degli adulti e non gli interessi e i diritti dei bambini». Il presidente del Movimento per la vita Carlo Casini commenta così le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale che il 9 aprile scorso ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa sancito dalla legge 40, depositate ieri, martedì 10 giugno. Le disposizioni della Consulta, dopo il deposito e la pubblicazione delle motivazioni, sono dunque esecutive. Secondo i giudici, il divieto assoluto di praticare la fecondazione eterologa rappresentava «una lesione della libertà fondamentale della coppia destinataria della legge 40 di formare una famiglia con dei figli, senza che la sua assolutezza sia giustificata dalle esigenze di tutela del nato». La scelta delle coppie assolutamente sterili «di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli – si legge ancora nella sentenza – costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi», riconducibile ai principi dettati dalla Costituzione.
Eppure, osserva Casini, «la Convenzione universale dei diritti del fanciullo afferma a chiare lettere che in ogni decisione di carattere amministrativo o giudiziario riguardante i minori deve essere data prevalenza all’interesse e ai diritti del bambino. La precedente Dichiarazione sui diritti del fanciullo stabiliva che “gli Stati devono dare al bambino il meglio di se stessi”. Chiediamoci e chiediamo ai giudici se il “meglio” per un figlio sia avere o non avere un padre e una madre certi (sotto ogni profilo: genetico, giuridico e sociale) e se una valutazione su questo “meglio” possa essere sottratta alla sovranità del popolo che si esprime attraverso la legge adottata dai suoi rappresentanti (nel caso in esame, addirittura confermata con un referendum) ovvero possa essere effettuata da quindici persone sia pur nominati giudici costituzionali».
Manca, nella motivazione della sentenza, qualsiasi riferimento alla Convenzione dei diritti del bambino, rileva ancora il presidente del Movimento per la vita: «Si fa solo riferimento al fatto che l’adozione ha già introdotto nel nostro ordinamento un criterio di genitorialità diverso da quello genetico». In concreto, sottolinea, «non si è voluto considerare l’evidenza e cioè che l’adozione è un rimedio ad un male: l’abbandono di un minore da parte dei genitori genetici. In questo caso il “meglio” per il bambino è l’adozione, che non è uno strumento per soddisfare un diritto degli adulti al figlio ma un modo di soddisfare il diritto del minore alla famiglia». Il “meglio” per il bambino sarebbe di non essere abbandonato. «Nel caso dell’eterologa, al contrario, l’abbandono del figlio viene istituzionalizzato ed incoraggiato: si genera deliberatamente per abbandonare».
Ancora, Carlo Casini ricorda che la stessa Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo aveva recentemente dichiarato che il divieto di eterologa esistente nel diritto austriaco non in contrasto con i diritti umani. «La vendetta promessa da chi si oppose in modo furibondo alla legge 40 si sta consumando a colpi di decisioni giudiziarie». Nella sostanza, di quella legge resta in piedi il baluardo dell’art.1 che riconosce il concepito come soggetto titolare di diritti sullo stesso piano delle altre persone coinvolte. «Chi propone una nuova legge per rimediare ai guasti giudiziari – conclude Casini – dovrebbe temere la cancellazione per “dimenticanza legislativa” di ciò che i giudici non hanno avuto e non avranno il coraggio di dichiarare incostituzionale: la qualifica del concepito come individuo vivente appartenente alla specie umana, cioè come soggetto titolare di diritti».
11 giugno 2014