Il negozio dove gli oggetti sono in cerca di nuovi proprietari
Nato da un’idea francese, funziona a Roma da 3 anni ad opera dell’associazione Tavola rotonda ed è l’unica realtà stanziale in tutta Europa. Si sceglie ciò che si vuole, o si lascia per gli altri di Redattore Sociale
Dal 2011 è attivo presso la sede di “Possibilmente – Nuovi spazi Possibili per la Mente”, giovane realtà interassociativa del panorama romano, in via Diego Angeli 141, il Grande Dono Permanente: uno spazio stabilmente dedicato al dono collettivo tra sconosciuti. Si tratta di una novità pressoché unica nel panorama europeo, dove fino a oggi la filosofia del Grande Dono è stata messa in atto saltuariamente, secondo appuntamenti prefissati via web in svariate città. Manifestazione di carattere sociale, ecologico e culturale, “Le Grand Don” è stata organizzata per la prima volta da un gruppo di ragazzi a Parigi nel 2003, sui muretti del Pont Marie sulla Senna, che da allora è rimasta la sede stabile dell’evento, ripetutosi anche lo scorso 24 maggio.
La manifestazione si svolge di solito all’aperto, in un luogo pubblico, precedentemente stabilito, dove si raccolgono gli oggetti che verranno donati. L’unico vincolo per chi voglia liberamente donare è che il dono in questione sia facilmente maneggevole e trasportabile. Di solito gli oggetti vengono appoggiati su muretti o disposti sul marciapiede, per permetterne a tutti l’osservazione: casseruole, fotografie, giocattoli, vestiti, riviste, bijoux, cd…Ogni donatore è libero anche di invitare i passanti, perfetti sconosciuti, a scegliere un dono, di cui diverranno immediatamente i legittimi proprietari, senza essere obbligati in alcun modo a ricambiare. Il Grande Dono termina quando tutti gli oggetti (o quasi) hanno trovato un nuovo proprietario.
Suscitando la curiosità di un discreto numero di persone, aumentate in modo esponenziale nelle manifestazioni successive, e attirando l’attenzione dei media francesi e stranieri, il principio alla base del Grande Dono ha cominciato a diffondersi, facendo ben presto il giro dell’Europa. È stato riproposto anche in diverse città italiane, per poi arrivare a essere rivisitato in chiave “stanziale” appunto a Roma. Quella dei volontari di Possibilmente si è trasformata in una sfida a tutti gli effetti, a volte faticosa, ma decisamente appagante. La sperimentazione di un luogo stabile di scambio tra donatori e riceventi ha ottenuto un buon successo e la libreria all’ingresso di Possibilmente si riempie ciclicamente di oggetti in cerca di nuovi proprietari. Tra il donatore e il ricevente c’è spesso un incontro diretto e ricco di umanità, fatto di gesti semplici, che sanno d’antico.
«La diffidenza, quando c’è, è solo iniziale. Non ci sono classi sociali o età che tengano: donare o ricevere un dono fa tornare tutti bambini – racconta Alessio Di Addezio, membro dell’associazione di promozione sociale “Tavola rotonda”, promotrice del progetto Possibilmente. È una sfida aperta all’uomo attraverso il dono, che rappresenta coesione e uguaglianza sociali; un movimento talvolta illegittimo che desidera avvicinare le persone alla solidarietà, attraverso la proposta diretta ad accaparrarsi un bene (senza pagare) e a cedere il proprio, lontane da leggi del mercato e dell’utilitarismo».
L’idea è semplicemente quella di fare un regalo a qualcuno e di “rimettere in circolo” qualcosa che magari abbiamo amato o ci è stato utile ma non ci interessa più: donare come sinonimo di ridare valore alle cose, oltre che alle relazioni. Per chi voglia conoscere l’arte affine dell’upcycling, cioè del riuso creativo di materiali o prodotti inutilizzati al fine di concedergli una seconda chance (ri)creando nuovi oggetti, nuovamente utilizzabili, l’associazione organizza due giornate formative, il prossimo 7 e 8 giugno.
4 giugno 2014