Istat: in Italia 8 milioni di poveri, l’11% delle famiglie
Cresce, per il quarto anno, la disoccupazione giovanile. Il presidente Enrico Giovannini: «Quella che stiamo vivendo è una crisi di speranza». La ripresa nella seconda metà del 2013, ma «molto lenta» di F. Cif.
Cresce il rischio povertà per le famiglie italiane. A rivelarlo è il rapporto Istat “Noi Italia” presentato ieri, 22 gennaio, a Roma dal presidente Enrico Giovannini. Nel 2011 la percentuale di famiglie povere è dell’11,1%: una percentuale che comprende 8,2 milioni di persone, pari al 13,6% di tutta la popolazione residente. Allarmante anche il dato relativo alla povertà assoluta, che coinvolge il 5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di persone. «L’Italia – sottolinea Giovannini – è fatta di territori diversamente orientati». In questo contesto, «la recessione colpisce di più il Mezzogiorno»: soffrono le industrie che producono per il mercato interno, si contrae la domande di servizi e anche il settore turistico. «Il sud – osserva il presidente dell’Istat – è quindi maggiormente in difficoltà e crescono le famiglie a rischio povertà».
Complessivamente nel 2011 il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni è del 37,8%: dato invariato rispetto al passato, tra i più elevati d’Europa. Particolarmente elevata l’inattività femminile (48,5%), seppure in lieve calo. Invariato il tasso di disoccupazione, che rimane fermo all’8,4%, confermandosi quindi al di sotto della media europea (9,7%). Aumenta invece per il quarto anno consecutivo la disoccupazione giovanile: fra i ragazzi dai 15 ai 24 anni sono senza lavoro 29 su 100, mentre in Europa il dato dei disoccupati nella stessa fascia d’età scende al 21,4%. In crescita anche la disoccupazione di lunga durata, che dura cioè da oltre 12 mesi, che ha riguardato nel 2011 il 51,3% dei disoccupati nazionali: il livello più alto dell’ultimo decennio.
«Da oltre un anno a questa parte – dichiara il presidente Istat – tutte le statistiche parlano di una crisi economica senza precedenti, almeno dal dopoguerra. Quella che stiamo vivendo è una crisi di consumi, di potere d’acquisto, di lavoro, di prospettive. È una crisi di speranza, perché la ripresa non è lontana ma viene sempre posticipata. Il 2013 doveva essere l’anno della crescita, ma ci siamo resi conto che non sarà così». Il recupero dell’attività produttiva infatti è probabile che avvenga «nella seconda metà del 2013», ma ormai le previsioni concordano nel dire che sarà «una ripresa molto lenta, non solo in Italia ma in tutta Europa». Di qui l’invito affinché i confronti in campagna elettorale avvengano sui contenuti e con «proposte più quantitative», così da essere più confrontabili.
23 gennaio 2013