“Ali bruciate”, lo scandalo di Scampia

I bambini che vivono nel quartiere di Napoli protagonisti del libro di Alessandro Pronzato e Davide Cerullo di Marco Testi

Chi pensasse che i problemi di Napoli sono un affare di Napoli o/e che “Gomorra” sia una cattiva pubblicità al Bel Paese e che, anzi, si sia alzata troppa polvere mediatica sulla questione partenopea, non legga “Ali bruciate. I bambini di Scampia” di Alessandro Pronzato e Davide Cerullo.

Il primo, sacerdote ed esperto scrittore, ha «adattato» per la pubblicazione il racconto di un giovane cresciuto in fretta alla scuola della violenza nelle strade delle Vele di Scampia, uno dei quartieri più degradati di Napoli, dove gli eroi, per i giovani, non sono i Nostri dei film western. Davide è cresciuto tra botte paterne, lavori durissimi e domande inquietanti sul valore della vita onesta di fronte all’apparente felicità di chi ha una marea di soldi in tasca: sporchi, certo, ma almeno in grado di tirarti fuori dalla miseria. Il lettore non prevenuto farà i conti non con una massa votata direttamente alla malavita ma con singole persone che ogni giorno compiono veri e propri atti, se non di eroismo, di coerenza etica (due elementi che in quella zona non sono così distanti) per restare fuori dal degrado morale o per uscirne. Come l’autore-narratore di queste storie.

Perché i protagonisti sono anche e soprattutto i bambini, che giocano tra le siringhe e la violenza in agguato nei ballatoi o nelle strade. Le madri temono che si possano ferire, o possano essere coinvolti nelle sparatorie o nelle fughe degli spacciatori, e così la loro vita diventa una reclusione neanche tanto simbolica. Sono loro gli agnelli sacrificali, i capri espiatori che pagano per tutti, politici compresi. Nessuna speranza, direte voi. Eppure Davide se la prende con il “Gomorra” film, non con il romanzo, che ha apprezzato, proprio perché il film a suo avviso non lascia vie d’uscita e fa il gioco degli stereotipi del disfattismo e del fatalismo. Se ci sono riuscito io, scrive Davide, ad abbandonare il «sistema», vuol dire che ci possono riuscire anche gli altri. Eppure lui ora guida camion, e in un mese guadagna quanto metteva insieme in pochi giorni di «consegne». Il fatto è che Davide ci offre un messaggio scandaloso: che il profeta è tale quando non ha più i mille ascoltatori dei momenti di gloria, ma solo poche e dubbiose persone. Giovanni Battista «temeva (…) di cedere alla stanchezza, e quindi lasciar mancare una parola “inutile” ma necessaria. (…) il vero profeta non si preoccupa quando mancano gli ascoltatori. È importante che lui non manchi alla parola».

È questo lo scandalo del libro, che non presenta solo una edificante storia, ma la solitudine del profeta quando chiama nel deserto, o all’interno di una prigione, dentro il proprio fallimento. La politica si fa parecchio piccola in questo libro, perché ci si accorge, leggendolo, qualora ce ne fosse stato bisogno, che la gente, dopo le promesse elettorali, si trova sola a profetizzare nel deserto cose davvero scandalose e degne di scherno: la giustizia e il pane pulito.

“Ali bruciate. I bambini di Scampia”, di Alessandro Pronzato e Davide Cerullo, Paoline, 291 pp., 16 euro

18 maggio 2009

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