Con l’Abruzzo: fare comunità

Caritas, l’impegno a un anno dal sisma. La diocesi di Roma ha affiancato la Chiesa abruzzese all’indomani del terremoto, e continua la sua opera. Le attività nel Comune di Lucoli di Alberto Colaiacomo

Il dialogo con la popolazione
Il messaggio del Papa

«Il dolore, la rabbia e la protesta hanno lasciato il posto alla solidarietà, alla preghiera e a un cammino ancora lungo e difficoltoso che farà rinascere la diocesi dell’Aquila». Oggi, martedì 6 aprile l’Abruzzo ricorda il primo anniversario del tragico terremoto che ha causato centinaia di vittime ed enormi danni al tessuto sociale ed economico. Lo farà con una marcia silenziosa e con la celebrazione di una Messa.

Il clima non è dei migliori per lasciare spazio ad un’analisi distaccata e costruttiva: sui media si rincorrono ancora gli strascichi polemici sulle responsabilità e i problemi connessi alla ricostruzione. Monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, tiene però a evidenziare quanto sia stata importante la solidarietà che è seguita al sisma «sia per la Chiesa abruzzese, che mai si è sentita sola davanti al dolore, sia per le migliaia di volontari che da ogni parte d’Italia sono accorsi e si sono mobilitati per una rinascita civile». Per il direttore della Caritas, «la tragedia dell’Aquila somiglia molto a quanto accadde esattamente trent’anni fa in Irpinia. Allo sgomento iniziale seguì una spinta alla solidarietà ed al volontariato inteso come condivisione e testimonianza».

In quell’occasione furono molti i giovani delle parrocchie romane che si recarono a prestare soccorso raccogliendo l’invito di don Luigi Di Liegro che proprio qualche mese prima aveva dato vita alla Caritas diocesana. E così, con lo stesso spirito dell’Irpinia, dell’Umbria e di molte altre espressioni di solidarietà in ogni parte del mondo che vi sono state a seguito di calamità e conflitti – non ultima la mobilitazione di 250 parrocchie romane per il terremoto ad Haiti -, la diocesi di Roma ha affiancato la Chiesa abruzzese in questo periodo di intense emozioni e grande disagio.

Un impegno che continua, coordinato dalla Caritas diocesana che ha distaccato in Abruzzo un’équipe di volontari guidati dalle operatrici Francesca Orlandi e Daniela Roggero, per lavorare in stretto contatto con i parroci locali. Nell’arco dei dodici mesi, l’opera del gruppo è stata quella di accompagnamento dei nuclei familiari vulnerabili, prima nelle tendopoli e negli alberghi e successivamente negli insediamenti presso i Piani Case o nei Map (Moduli abitativi prefabbricati). Incontri, visite domiciliari, in cui sono stati distribuiti pacchi viveri e buoni pasto per acquisti alimentari alle famiglie con maggiori difficoltà.

Problematiche che, spiegano Francesca e Daniela, «sono cambiate nel tempo». Attualmente emerge la necessità di seguire con particolare attenzione il disagio delle persone più anziane che, nel Comune di Lucoli dove opera direttamente la Caritas, costituiscono i quattro quinti delle persone sfollate. «Terminata, o quasi, l’emergenza casa – spiegano le operatrici – si tratta ora di costituire un osservatorio permanente su tutte quelle situazioni che richiedono un supporto in termini economici e non solo». Oltre alla grave disoccupazione che ha colpito la zona si sta infatti palesando la mancanza di spazi sociali, «luoghi in cui le comunità possano incontrarsi e rinsaldare legami venuti meno dal terremoto». Per questo, spiegano, «è necessario ripensare le strutture facendo fronte al sempre maggiore allontanamento dei giovani dal territorio aquilano». La proposta della Caritas è quella di realizzare dei centri di comunità «per affiancare le parrocchie nell’essere punto di riferimento reale e a volte unico per molti abitanti dei Map e del Piano Case».

Importante nell’opera di prossimità è stato l’apporto degli oltre 250 volontari, provenienti dai gruppi scout e dalle parrocchie romane, che in questi mesi hanno potuto sperimentare concretamente l’esperienza del servizio nel territorio abruzzese. Suddivisi in gruppi e alternandosi soprattutto durante i mesi estivi, i giovani hanno contribuito all’animazione della comunità in diversi ambiti, in particolare con anziani e bambini.

6 aprile 2010

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