11 settembre, «proviamo a non dimenticare»
A 16 anni dall’attentato al World Trade Center di New York, il ricordo di monsignor Edmund Whalen, preside della scuola cattolica di Staten Island
«L’11 settembre ha lasciato un marchio in ogni persona e c’è chi ha risposto con rabbia e chi invece ha trovato la fede. Noi proviamo a non dimenticare. Noi ricordiamo sempre i nomi degli ex allievi che sono morti quel giorno e li preghiamo». A 16 anni dall’attentato terroristico che ha sconvolto gli Stati Uniti e l’intero mondo occidentale, colpendo le Torri Gemelle del World Trade Center di New York, monsignor Edmund Whalen, preside della scuola cattolica di Staten Island dove hanno studiato molti dei soccorritori, tra pompieri e poliziotti, racconta all’Agenzia Sir i “perché” degli studenti di oggi e l’impegno a imparare da quella tragedia «il potere dell’amore e dell’unità».
Proprio per questo il preside celebrerà l’anniversario con i ragazzi della sua scuola, aiutandoli a superare il rischio che l’attentato diventi per loro «storia da manuale, senza possibilità che ne facciano esperienza, come i loro genitori o vicini». Una Messa e la lettura dei nomi delle vittime: questo il programma, «perché sentano che è reale e non un evento estraneo». Gli studenti, prosegue monsignor Whalen, «alla fine spesso fanno domande vere e si meravigliano di quanto, in quei giorni, le persone hanno risposto e lavorato insieme per offrire solidarietà e aiuto».
Nelle parole del preside, spazio anche ai ricordi personali di quei giorni successivi alla tragedia, nei quali trascorse diverso tempo e per più mesi all’obitorio, «un’enorme tenda bianca sull’East river», per «pregare e benedire i brandelli di corpo che venivano portati» e per «stare vicino ai soccorritori». È stato, ammette, «un tempo lungo di perché», e ricorda che in tutti i soccorritori «c’era una fame di Dio, una sete di risposte a dubbi e domande, il desiderio di parlare da uomo a uomo e di gridare a Dio dove fosse. Rispondere a tutto quel male con il bene – osserva – ha cambiato il cuore di tanti ragazzi che erano lì, tanti si sono fatti domande, hanno riscoperto il valore della persona e la riverenza verso un Dio che si faceva trovare in quel presente perché non avevi altro».
11 settembre 2017