Al Campus Bio-Medico nasce il Simulation center

Oltre 400 metri quadrati, con la prima sala di Realtà immersiva multisensoriale in Europa, per consentire agli studenti di fare esperienza e sbagliare, se serve, in sicurezza

È disteso su un letto, sbatte le palpebre e respira affannosamente. Sul braccio l’ago della flebo ben visibile. Di fianco, sul comodino, c’è “Il codice dell’anima” di James Hillman. Sulla parete un quadro con dei fiori colorati. Sembra di entrare in una vera e propria stanza d’ospedale moderna, curata in ogni minimo dettaglio. Il paziente, però, non è in carne e ossa. È un manichino interattivo, sul quale i medici del futuro potranno esercitarsi simulando un’assistenza infermieristica a trecento sessanta gradi. È stato inaugurato ieri, 15 ottobre, al Campus Bio-Medico di Roma, in occasione dell’apertura dell’anno accademico 2024-25, il Simulation center dell’ateneo, un centro di simulazione e sperimentazione per le imprese, la ricerca e la didattica. Unico in tutto il Centro e Sud Italia.

Gli studenti potranno dunque fare esperienza in situazioni simili al reale e, se necessario, imparare sbagliando in piena sicurezza. Spaziando dalla cardiologia, alla radiologia interventistica, alla rianimazione, alla sala operatoria fino all’odontoiatria. Il tutto grazie a spazi che riproducono veri ambienti ospedalieri e domestici, e alle apparecchiature altamente tecnologiche abbinate a macchinari e manichini innovativi. All’interno del centro – posizionato all’interno del moderno edifico Cu.Bo e grande oltre 400 metri quadrati – è presente anche la prima sala di Realtà immersiva multisensoriale in Europa, progettata e realizzata in Italia da Accurate per l’Università Campus Bio-Medico. Un ambiente in cui le simulazioni di calore, vento, effetti visivi e olfattivi condizionano realmente le azioni di chi interviene. Le sollecitazioni fisiche ed emotive che gli operatori sperimentano negli scenari clinici, nell’assistenza domiciliare e nelle emergenze-urgenze vengono infatti riprodotte fedelmente.

«È il fiore all’occhiello di un progetto destinato negli anni a trasformare il nostro ateneo in una vera “piazza della ricerca e del trasferimento tecnologico”», ha detto Andrea Rossi, amministratore delegato e direttore generale dell’Università Campus Bio-Medico. Entrando nella sala, l’occhio cade immediatamente su un manichino sdraiato su una barella adagiata per terra. I suoi occhi sono chiusi, mentre le braccia e le gambe sono dilaniate dalle ustioni. Alle sue spalle, sulle pareti ricoperte dai proiettori, si vedono le fiamme e i camion dei pompieri. È una vera e propria situazione di emergenza scaturita da un incendio. Con questa e altre simulazioni potranno farsi le ossa gli studenti e i ricercatori.

Secondo Eugenio Guglielmelli, rettore del Campus, il Simulation center è «una virtuosa opportunità di collaborazione con gli enti di ricerca e con tutte le aziende italiane leader». L’obiettivo, ha aggiunto, è «cogliere sempre più le opportunità strategiche per sviluppare un modello di trasferimento tecnologico in grado di attrarre grandi aziende, centri di ricerca, incubatori e start -up per accelerare l’innovazione e l’impatto sociale». È un centro che «guarda al futuro», ha rilanciato Adolfo Urso, ministro dello Sviluppo economico, che ha tagliato il nastro insieme ai vertici universitari dopo un momento di preghiera guidato dal cardinale Enrico Feroci, parroco del Divino Amore -. È un importante impulso alla didattica e alla formazione degli operatori del futuro – ha aggiunto -. Siamo in campo con tutti gli strumenti di supporto per le tecnologie abilitanti. L’Italia può affrontare da protagonista, e in alcuni casi da leader, la sfida del futuro», sono ancora le sue parole.

Sulla stessa scia, Francesco Rocca, il presidente della regione Lazio. «Il nuovo centro farà crescere la qualità del Campus, che è già un orgoglio per la nostra regione. È una realtà che mette le tecnologie e la capacità d’impresa al servizio dell’uomo». Mentre, per Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), «rappresenta un’opportunità di crescita completa, perché grazie alla partecipazione personale ad attività laboratoriali e di simulazione, favorisce la capacità di approccio interdisciplinare alla conoscenza».

Tra i corridoi del Simulation center si aggirano anche dei robot. Ce n’è uno adibito all’assistenza alla persona, che riesce a riconoscere i pazienti dai loro volti e da un Qr code. È progettato per trasportare autonomamente cibo e farmaci, ma anche per praticare manovre di riabilitazione, semi guidato però da un fisioterapista. Poi c’è Freki, un cane lupo. «Il suo compito è andare in giro negli ambienti critici degli ospedali per eliminare batteri pericolosi», spiega Leandro Pecchia, docente di Bioingegneria elettronica e informatica. Strumenti essenziali in un contesto che, secondo Pier Luigi Ingrassia, direttore scientifico del CeSi e presidente di Sesam, «forma professionisti in grado di affrontare le sfide della pratica clinica con competenza e sicurezza, contribuendo a un’assistenza sanitaria di qualità e alla riduzione degli errori». Per una sanità più all’avanguardia, ma sempre vicina alle persone.

16 ottobre 2024