Al Tufello “A cena tra amici” con i più bisognosi
Luigi Funari, diacono permanente, racconta l’esperienza della mensa aperta da un anno e mezzo nel centro anziani “Sandro Pertini”. Due sere a settimana
Una cena per chi non può permettersela, in buona compagnia, con nuovi amici e la possibilità di un nuovo inizio. Siamo nel quartiere Tufello, periferia nord di Roma, all’interno del centro anziani “Sandro Pertini”. Qui, in via Dina Galli 8, ha preso forma l’idea di Luigi Funari, diacono permanente in servizio nella vicina parrocchia di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone. «Tutto nasce il giorno della festa di san Francesco, il 4 ottobre del 2017 – racconta Funari -, quando è stata aperta la mensa “A cena tra amici”, pensata e resa possibile grazie all’aiuto di amici e benefattori». La struttura è attiva tutto l’anno il martedì e il giovedì, dalle 18 alle 20. «Tutti possono accedervi – spiega il diacono – e attualmente riusciamo a dare pasti caldi e compagnia a circa 40/50 persone, soprattutto senzatetto, famiglie poco abbienti, persone sole, stranieri, ma anche persone con problemi di alcol o tossicodipendenza». Queste persone al momento sono utenti fissi ma la struttura può comunque contenere fino a 70 posti. «La prospettiva – afferma Funari – è quella di poter aprire la mensa tutte le sere ma è comunque a disposizione di tutto il settore Nord della diocesi».
Nel 2017 fu proprio il vescovo ausiliare Guerino Di Tora a presiedere la Messa di inaugurazione. In questo anno e mezzo, spiega il diacono, non sono mancate le difficoltà, soprattutto «per la convivenza con il centro anziani, perché inizialmente il progetto non era visto di buon occhio». Inoltre, lo scetticismo del territorio ha portato «ad atti di vandalismo con bottiglie rotte o escrementi» lanciati verso l’ingresso della mensa. «Però devo dire che oggi la situazione è migliorata e il quartiere è unito nell’accettare la mensa – precisa -. Tutti hanno capito che così si cerca di migliorare la zona e aiutare chi si trova in difficoltà». Uno degli aspetti più importanti, infatti, «è che tanta gente che viene a mangiare si confida con i volontari che mandano avanti la struttura». A tal punto che alcuni hanno ricevuto aiuto «per trovare lavoro, imparare la lingua, avere un sostegno psicologico e reperire medicinali». Inoltre, chi si avvicina al progetto vede «il nostro “modus operandi”, dunque capisce che noi cattolici non siamo solo persone che parlano ma soprattutto che agiscono concretamente».
A rendere possibile tutto questo sono «le sentinelle dell’amore», come le chiama Funari. Ovvero i volontari che arrivano da varie parrocchie di Roma e si mettono a disposizione per preparare la cena e servire le persone. Grazie a loro, molti «hanno trovato il calore dell’amore di Dio» e attraverso questa condivisione «gli stessi volontari guardano la sofferenza, ma anche le mani del Signore sempre pronte a sostenere chi è in difficoltà».
21 marzo 2019