Mozart e Gulda nel cortile del Vicariato
Anzelmo dirige la Serenata nr. 11 e il Concerto per violoncello e fiati del compositore scomparso nel 2000 di Mariaelena Finessi
«Scrissi questa musica il giorno di Santa Teresa per la sorella della signora von Hickel, o meglio la cognata del signor von Hickel, pittore di corte, in casa del quale venne eseguita la prima volta». La Serenata nr. 11, in Mi bemolle maggiore K375 – nata come sestetto per due clarinetti, due corni e due fagotti – fu composta da Mozart in circostanze che lo stesso musicista narra in una lettera al padre, datata “Vienna 3 novembre 1781”, in cui rivela, tradendo le prime righe, che la «ragione principale» che lo spinse a tale fatica fu in realtà «quella di far sentire qualcosa» di suo al signor von Strack, il cameriere personale dell’imperatore Giuseppe II. Il quale, ogni giorno, era solito recarsi in casa Hickel. Logiche che furono di pura e semplice convenienza: quella, cioè, di ottenere i favori di corte. Ragion per cui scrisse la serenata «con cura speciale». Il risultato suonerebbe incredibile se non fosse che a Wolfgang Amadé Mozart, come amava firmarsi, tutto è stato possibile. La sua musica ottenne un tale successo che, nella sera di Santa Teresa, venne eseguita in tre luoghi diversi poiché, non appena avevano finito di suonare in un posto, i musicisti venivano trascinati altrove e pagati perché la ripetessero.
Considerata un capolavoro assoluto nel repertorio per strumenti a fiato – appartenente al genere Harmonienmusik, “leggero” e occasionale – in un secondo tempo Mozart vi aggiunse due oboi. Ed è con questo assetto cameristico, diretto dal maestro Fausto Anzelmo, che sarà proposto domenica 15 luglio a Roma, presso il cortile del Palazzo del Vicariato (ore 21, ingresso libero) per l’ennesimo concerto della rassegna “Musica d’estate al Laterano”. Costituita da soli cinque movimenti, l’opera si presenta come un raffinato mosaico di elementi popolareggianti e tuttavia raffinati, in cui la fantasia che impregna ogni movimento spezza – si direbbe per sempre – i legami con la vecchia musica di intrattenimento per fiati, spesso ridondante di leziosità mondane. Particolarmente poetica è la fine del racconto del compositore, che lo dipinge sorpreso mentre se ne sta alla finestra. «Alle undici di sera – scrive – ricevetti anch’io l’omaggio di una serenata notturna. E di mia composizione!». Mozart che si concede Mozart, eseguito da sei «poveri diavoli»: «Quei signori, dopo essersi fatti aprire il portone di casa mia, si sono sistemati in cortile e, proprio mentre stavo svestendomi, mi hanno piacevolmente sorpreso col primo accordo di Mi bemolle».
Sempre domenica, spazio a un’opera di rara esecuzione: il Concerto per violoncello (qui affidato alla bravura di Luca Pincini) e orchestra di fiati, uno dei lavori più noti del viennese Friedrich Gulda, morto il 27 gennaio del 2000, lo stesso giorno del compleanno di Mozart, autore da lui particolarmente amato. Opera che costituisce un originale punto d’incontro tra le modalità di una scrittura solistica, di eredità classica, e quelle di un trattamento orchestrale che molto deve alla tradizione delle grandi jazz-band americane. Prima viola solista dal 1970 al 1994, nelle orchestre dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e della Sinfonica della Rai di Roma, ancora una volta sarà il direttore Anzelmo a muovere le fila della serata. Quanto a Gulda, di lui si racconta la strenua lotta per non farsi imbrigliare nella definizione di musicista “classico”. Cosicché nei suoi concerti solistici alternò sempre, a una prima parte dedicata ai compositori occidentali, una seconda parte di brani jazz. Un’abitudine che gli valse l’appellativo di “pianista terrorista”. Mozart soltanto fu l’autore che non riuscì mai a rinnegare.
13 luglio 2007