Attacco a Londra, identificato il terzo killer
È Youssef Zaghba, 22 anni, madre italiana e padre marocchino. Era già stato fermato a Bologna. Imam inglesi: «Nessuna preghiera funebre ai terroristi»
È Youssef Zaghba, 22 anni, madre italiana e padre marocchino. Era già stato fermato a Bologna, dove vive la madre. Imam inglesi: «Nessuna preghiera funebre ai terroristi»
Identificato anche il terzo terrorista responsabile dell’attentato a Londra di sabato 3 giugno: è Youssef Zaghba, 22 anni, madre italiana e padre marocchino. Ha vissuto per alcuni periodi a Bologna, dove ancora vive la madre e proprio a Bologna era stato fermato nel 2016, mentre cercava di imbarcarsi su un volo per la Turchia, da dove poi avrebbe raggiunto la Siria. All’epoca la procura dispose il sequestro del suo cellulare, in cui la polizia trovò immagini che confermavano la volontà di aderire allo Stato islamico. Il pm decise anche di perquisire l’abitazione della madre e dispose il sequestro del passaporto.Il giovane però presentò istanza al Tribunale del riesame e il suo ricorso fu accolto. In più, la cittadinanza italiana impedì di procedere con un provvedimento di espulsione. Unico risultato: il nome venne inserito nella lista dei soggetti pericolosi e “monitorato”. Gli apparati di sicurezza italiani sostengono di avere condiviso queste informazioni con l’intelligence britannica ma da Scotland Yard fanno sapere che Youssef Zaghba non era tenuto sotto osservazione né dalla polizia né dall’Mi5.
Intanto le comunità islamiche britanniche prendono sempre più le distanze da ogni forma di terrorismo. Oggi, martedì 6 giugno, 130 imam e leader religiosi di tutta la Gran Bretagna e di tutte le suole di pensiero hanno pubblicato una Dichiarazione dove con una decisione «senza precedenti» rifiutano di eseguire la tradizionale preghiera islamica funebre per il terrorista – «un rituale normalmente eseguito per ogni musulmano indipendentemente dalle sue azioni», si legge nel testo – e invitano altri imam e leader religiosi a fare altrettanto. Una Dichiarazione diffusa e sostenuta dal Muslim Council of Britain, nella quale si afferma senza mezzi termini che «conseguentemente e alla luce dei principi etici che sono essenziali all’Islam, noi non eseguiremo la preghiera funebre tradizionale ai terroristi e invitiamo altri imam e leader religiosi a ritirare tale privilegio. Questo è perché tali azioni indifendibili sono completamente in contrasto con gli insegnamenti elevati dell’Islam».
Sugli autori degli attacchi gli imam invocano la giustizia di Dio, nell’aldilà. «I loro atti e la negazione dei nostri principi religiosi li allontanano da ogni associazione con la nostra comunità per la quale l’inviolabilità di ogni vita umana è il principio fondatore (Q.5: 32)», scrivono. E ancora: «Questi vili assassini cercano di dividere la nostra società e d’infondere paura. Ci assicureremo che falliscano. Invitiamo tutti a unirsi a noi: siamo una comunità. Di fronte a una tale vile codardia, a differenza dei terroristi, dobbiamo sostenere l’amore e la compassione. Questi criminali contaminano il nome della nostra religione e del nostro Profeta, che è stato inviato a essere Misericordia per tutta la creazione». In calce alla dichiarazione, le firme di 130 imam e alti intellettuali dell’islam britannico.
6 giugno 2017