Baobab. Medu: «Situazione indegna, Raggi non può ignorare i migranti»
Dopo i volontari anche l’associazione, che assiste i transitanti, critica le istituzioni assenti. E chiede di attivare presidi umanitari il prima possibile
Dopo i volontari anche l’associazione, che porta assistenza ai transitanti, critica le istituzioni assenti. E chiede di attivare presidi umanitari il prima possibile
La situazione in via Cupa è orami insostenibile e «indegna» per una città come Roma, il sindaco Raggi «non la può più ignorare». Il duro attacco all’amministrazione capitolina arriva da Medici per i diritti umani (Medu), l’associazione che da un anno e mezzo porta assistenza sanitaria ai migranti in transito, davanti all’ex centro Baobab di via Cupa. Qualche giorno fa anche i volontari avevano parlato di comportamento «vergognoso» da parte della giunta che ha deciso di non voler allestire una tendopoli per risolvere l’emergenza. «In queste ultime settimane, con l’arrivo delle piogge, la situazione umanitaria di centinaia di migranti appena giunti in città, e che trovano come unico rifugio la strada di via Cupa si è ulteriormente aggravata – sottolineano da Medu -. L’accoglienza istituzionale è gravemente insufficiente e, nei fatti, l’unica assistenza arriva dai volontari di Baobab Experience, da singoli cittadini e da un gruppo di associazioni tra cui Medici per i diritti umani (Medu). Questa situazione indegna per la città di Roma si protrae ormai da mesi (il flusso dei migranti, come ampiamente previsto, ha ripreso ad intensificarsi nel mese di maggio con l’incremento degli sbarchi nel Sud Italia) senza che nessuna iniziativa realmente efficace sia stata messa in campo da Roma Capitale, dalla Prefettura e dalla Regione Lazio».
Che fare ? Secondo l’associazione è necessario attivare il prima possibile presidi umanitari che possano offrire ai migranti in transito prima accoglienza, assistenza socio-sanitaria ed informazioni/orientamento al diritto d’asilo. «Non si tratta di proposte inedite né di iniziative avventurose essendo già state sperimentate sia a Roma (in passato per l’accoglienza dei profughi afgani nella tensostruttura di Tor Marancia) sia in altre città italiane ed europee (Milano, Parigi) – spiega Medu -. Si tratta di misure di buon senso per gestire in modo razionale e dignitoso il complesso fenomeno dei migranti in transito. Certamente si tratta di azioni che necessitano dello sforzo congiunto delle principali istituzioni: Comune, Prefettura e Regione. Far finta di niente ed aspettare che magari con l’autunno gli arrivi dei migranti si riducano è una scelta miope, non degna della Capitale di un Paese civile. Ci sembra peraltro doveroso che il sindaco Raggi, dopo gli annunci di luglio, informi i cittadini circa la strategia che la sua giunta intende adottare per affrontare la questione. La situazione umanitaria dei migranti in transito è ancora una priorità per Roma Capitale? E se lo è, come intende risolverla?».
Le istituzioni assenti, o quasi. Al principio di luglio, una delle prime dichiarazioni della neo eletta sindaco Raggi riguardò proprio la situazione dei migranti in transito: «Le condizioni dei migranti a via Cupa sono disumane e quelle igienico-sanitarie pessime». Raggi assicurò che delle soluzioni al problema sarebbero state trovate entro una settimana poiché, affermò ancora, «per strada non possono stare, non è una situazione dignitosa né tollerabile per loro». Affermazioni del tutto condivisibili, a cui però non sono seguite reali ed efficaci iniziative di accoglienza. L’assessorato alle Politiche sociali ha cercato di affrontare la questione, aprendo anche un tavolo tecnico con le associazioni, ma l’atteso presidio umanitario di prima accoglienza è stato alla fine accantonato dall’amministrazione comunale. Né dalla Prefettura, né dalla Regione sono arrivate del resto apprezzabili iniziative per risolvere la situazione umanitaria dei migranti. La situazione oggi è dunque la stessa degli ultimi mesi e degli ultimi anni; le istituzioni sostanzialmente latitanti e i cittadini e le associazioni lasciati soli, o quasi, a cercare di dare un minimo di assistenza a uomini, donne e bambini gravemente vulnerabili.
Chi sono i migranti di via Cupa? La clinica mobile di Medu opera in via Cupa dal momento in cui i migranti in transito hanno iniziato a trovarvi rifugio nel maggio 2015. Nel corso del 2016 il team di medici e volontari di Medu ha prestato assistenza socio-sanitaria a 400 persone delle quali l’87 per cento di sesso maschile ed il 13 per cento di sesso femminile. L’età media è di 22 anni. Un migrante visitato su quattro (22 per cento) era minore e il paziente più giovane aveva solo 6 mesi. La gran parte dei migranti proviene dal Corno d’Africa ed in particolare da Eritrea (50 per cento), Sudan (26 per cento) ed Etiopia (17 per cento). Nove su dieci sono arrivati in Italia da meno di un mese (92 per cento) e tra questi, uno su quattro (26 per cento) da meno di una settimana. Il punto principale di sbarco è la Sicilia e la durata media del viaggio dal Corno d’Africa all’Europa è di 16 mesi. La rotta principale passa attraverso il Sudan e la Libia (80 per cento) anche se una ridotta percentuale di migranti (9%) passa attraverso il Sudan per poi imbarcarsi dall’Egitto. Sono tutte persone vulnerabili, provate sul piano psico-fisico da un viaggio durissimo in cui hanno spesso visto morire i loro compagni. Nove migranti su dieci sono stati vittime di gravi violenze, di tortura e di trattamenti inumani e degradanti nel paese di origine e/o lungo la rotta migratoria, in particolare in Libia. La quasi totalità delle patologie organiche diagnosticate sono correlate alle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui i migranti sono costretti a vivere e ai traumatismi subiti durante il viaggio. La gran parte dei migranti si ferma a Roma per alcuni giorni o settimane prima di riprendere il viaggio verso i paesi del Nord Europa.
20 settembre 2016