Caso Bose: Enzo Bianchi non si è recato a Cellole

La notizia dal monastero di Bose: «La mano tesa non è stata accolta», si legge in una nota online. La soluzione era stata messa a punto con l’assenso di fr. Enzo

Una sofferenza infruttuosa“. Si intitola così la nota con cui sulla sua pagina web il monastero di Bose annuncia «con profonda amarezza» che Enzo Bianchi non si è recato a Cellole nei tempi indicatigli dal decreto del Delegato pontificio dello scorso 4 febbraio. Il “caso Bose” rimane quindi ancora aperto. «Si trattava di una soluzione messa a punto in questi mesi con l’assenso ribadito per iscritto dallo stesso fr. Enzo e da alcuni fratelli e sorelle disposti a seguirlo per fornirgli tutta l’assistenza necessaria», si legge nel testo.

Lo scorso 4 febbraio infatti il delegato pontificio padre Amedeo Cencini aveva deciso di cedere a fr. Enzo Bianchi in comodato d’uso gratuito il complesso di immobili di Cellole chiedendogli di trasferirsi lì entro e non oltre martedì 16 febbraio. Tutto era stato predisposto in questi giorni perché il trasferimento avvenisse in modo che «fosse rispettata l’indicazione del decreto singolare approvato in forma specifica dal Papa che prevedeva per fr. Enzo un allontanamento da Bose e dalle sue Fraternità in osservanza del decreto». E l’uso degli immobili di Cellole era stato dato a fr. Enzo, spiegano da Bose, proprio perché potesse «andare a vivere in un luogo da lui amato, alla cui ristrutturazione aveva contribuito attivamente». Cosa che ad oggi non è ancora avvenuta.

Dal Monastero di Bose ricordano che «lo spostamento di fr. Enzo a Cellole avrebbe contribuito ad allentare la tensione e la sofferenza di tutti e avrebbe facilitato il lento cammino di riconciliazione e comprensione reciproca». Proprio per attuare tutto questo, «da una settimana i fratelli già presenti a Cellole si sono spostati a Bose e altri due, tra quanti avevano dato la propria disponibilità, si sono recati a Cellole per predisporre al meglio l’arrivo di fr. Enzo. Purtroppo – concludono – la mano tesa non è stata accolta e ora la Comunità dovrà anche affrontare l’impegnativo onere di far ripartire la Fraternità di Cellole, poiché la sua chiusura avrebbe prodotto piena efficacia solo a partire dall’arrivo di fr. Enzo alla Pieve». La presenza di Bose in quel luogo infatti «è un impegno nei confronti della diocesi e una responsabilità morale verso le tante persone che là avevano trovato un alimento per la loro vita spirituale e umana. Impegno e responsabilità che sono stati abbondantemente ricompensati dal grande dono dell’amicizia e della comunione fraterna».

La nota si conclude quindi con il ringraziamento alla Santa Sede «per come ci sta accompagnando e confermando» e con l’affidamento del cammino della Comunità «alle preghiere di amici e ospiti».

19 febbraio 2021