Celebrazione per Livatino a Santa Felicita
Il 30 settembre la Messa con l’arcivescovo Palmieri, nei 30 anni dall’uccisione del giovane magistrato di cui è in corso la causa di beatificazione
Il gruppo Nuovi Martiri – costituito dalle associazioni Archè e Finestra per il Medio Oriente, dalla parrocchia Sant’Innocenzo I Papa e San Guido Vescovo e dalla Comunità Missionaria di Villaregia – propone una celebrazione eucaristica in ricordo del giudice Rosario Livatino a 30 anni dalla sua uccisione, avvenuta il 21 settembre 1990 lungo la strada statale Caltanissetta-Agrigento. La celebrazione, in programma per questa sera, mercoledì 30 settembre, alle 19 nella parrocchia Santa Felicita e Figli Martiri a Fidene (via don Giustino Maria Russolillo) sarà presieduta dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente della diocesi. Concelebra con Palmieri don Cristian Prestianni, il parroco di Santa Felicita e Figli Martiri, che è stato in precedenza parroco a Canicattì e conosce la famiglia e la storia del giudice ucciso dalla mafia, di cui dal 2011 è in corso la causa di beatificazione, attraverso le testimonianze dirette di chi a sua volta lo aveva conosciuto.
Nato a Canicattì il 3 ottobre 1952, dal 1989 Livatino diviene giudice a latere presso il Tribunale di Agrigento occupandosi principalmente di misure di prevenzione e distinguendosi per la a professionalità e il comportamento integerrimo. L’organizzazione criminale di tipo mafioso dell’agrigentino nota come “Stidda”, in aperto contrasto con “Cosa nostra” per il dominio sulle attività illecite in Sicilia, ne decise l’assassinio, così come la mafia “palermitana” aveva fatto solo qualche anno prima, lungo la stessa strada statale, ai danni del magistrato Antonio Saetta e di suo figlio. Il risultato: la mattina del 21 settembre 1990, lungo la statale Agrigento -Caltanissetta, l’automobile del giudice Livatino, diretto in Tribunale per celebrare un processo a carico di alcuni mafiosi di Palma di Montechiaro, fu speronata dal commando omicida. Il giudice, che per sua decisione preferiva viaggiare senza scorta, ferito, cercò allora di allontanarsi a piedi. Tuttavia, i sicari lo raggiunsero, freddandolo ai piedi del viadotto della statale. «Sul luogo dell’assassinio sopraggiunsero i migliori investigatori siciliani – ricordano dal ministero dell’Interno -, tra i quali il giudice Falcone che rimase fortemente scosso dall’accaduto». Solo 10 anni dopo, nel 1999, gli autori dell’omicidio sono stati condannati all’ergastolo dalla Corte di Assise di Appello di Caltanissetta.
30 settembre 2020