Dormitorio di Ostia a rischio chiusura. I parroci si appellano al Comune
I locali dell’ex Colonia marina Vittorio Emanuele, di proprietà del Comune, non sono a norma. La Caritas diocesana che li gestisce e che sforna 200 pasti al giorno, per questo motivo, non può ricevere contributi
Una nota firmata da tutte le parrocchie della prefettura avvisa – e rimbalza veloce tramite i social – che il Comune dalla fine del 2016 non finanzia più né la mensa – 200 pasti al giorno – né il Centro d’Ascolto, né da 6 mesi il dormitorio. «Il motivo ufficiale – si legge nel testo – è che i locali della ex Colonia Marina Vittorio Emanuele, di proprietà del Comune, non sono a norma, situazione che non permette alla Caritas diocesana di partecipare ad alcuna gara di aggiudicazione di un qualsiasi contributo da parte dello stesso Comune». Nessuna alternativa pubblica valida offerta dall’istituzione per spostare i tre servizi in un altro edificio idoneo o adattabile all’interno del territorio, nonostante la disponibilità della Caritas a risistemare o costruire, a proprie spese e su un terreno disponibile, una struttura adatta a tali finalità.
«Usufruiscono dei servizi per lo più senza fissa dimora, italiani e stranieri, uomini e donne, persone che in buona parte provengono dal territorio del X Municipio – 250 mila abitanti – con una tendenza all’abbassamento dell’età» spiega Alberto Farneti, responsabile della Caritas per i servizi di Ostia. Tra loro persone che abitano in affitto nel territorio e che hanno bisogno di un sostegno per cercare di arrivare alla fine del mese. «Ricorre non solo una povertà socio-economica ma anche culturale, educativa, relazionale, di capacità, competenze. Senza contare problematiche legate alla salute, al disagio mentale, alle dipendenze e alla devianza. Sono servizi per cui la Caritas diocesana fornisce solo una supplenza a servizi sociali che dovrebbero essere direttamente a carico dell’amministrazione locale».
Ventimila euro al mese attualmente le spese per far fronte agli aiuti, interamente sostenuti dalla Chiesa di Roma, attraverso la Caritas diocesana che opera con volontari. «Sono alcune centinaia – sottolinea Farneti – tra fedeli delle parrocchie, alunni delle scuole e comuni cittadini di buona volontà. Soprattutto in estate e durante le festività natalizie e pasquali intervengono numerosi gruppi di volontari, scout e altre realtà di aggregazione ecclesiale provenienti da tutta Italia».
Ma i volontari non sono mai sufficienti. «Sono una risorsa preziosa senza la quale non si riuscirebbe nella gestione dei servizi ma soprattutto rappresentano una forza di cambiamento formidabile per la crescita personale e per quella della comunità ecclesiale e civile. Ad Ostia, i servizi della Caritas di Roma hanno rappresentato in oltre 30 anni di attività una forma concreta di testimonianza della Carità, una scuola di cittadinanza, palestra di solidarietà e presidio di legalità, svolgendo un lavoro quotidiano in un territorio molto difficile nel quale si sono “gettati semi di speranza” che nel nascondimento hanno fermentato la realtà e formato la coscienza di tanti fedeli laici e persone di buona volontà. Occorrerebbe chiedersi come sarebbe stato il volto di questa parte di Roma senza l’impegno pedagogico accanto agli ultimi».
Ancora più preziosi ora, in un momento in cui è difficile e faticoso continuare ad andare avanti «più che per la gestione soprattutto utili per il sostegno, lo slancio e la forza propulsiva per il cambiamento della realtà». In particolare con le parrocchie della prefettura è in atto, in questa ultima fase, un percorso di maggior condivisione.
Lo attesta la nota, “iniziativa delle comunità parrocchiali della prefettura”, con la quale rimbalza la richiesta di volontari, per i quali sono in programma anche incontri specifici di formazione. «È una nuova chiamata che si affianca a quella per garantire i servizi attivi anche in parrocchia» commenta don Roberto Visier, parroco a San Nicola di Bari e referente per la Caritas di prefettura, che – in una comunità con soli container – offre tramite il gruppo delle Vincenziane ed alcuni volontari, un servizio docce ad una quarantina di uomini ed alcune donne – italiani e stranieri – che vivono in roulotte e camper, un centro di ascolto con distribuzione viveri a 100 famiglie a settimana, per lo più italiane, e indumenti ad un numero superiore contando i senza fissa dimora.
«Abbiamo ragazzi dell’azione cattolica, adulti e alcune persone semplici che fanno già servizio alla mensa. Alcuni usufruiscono anche del pranzo. Sono i più poveri che si danno da fare» confessa don Plinio Poncina, parroco a Stella Maris. «In quaresima rilanceremo con forza la richiesta, per tentare di dare insieme una risposta». Vestiario per chi ha bisogno viene raccolto e donato anche dalla comunità ortodossa, accolta nei locali attigui e dalle suore che operano nella parrocchia San Vincenzo. Ma la mappa della carità sul territorio va oltre: 26 gli operatori attivi al Centro per la Vita, associazione di volontariato onlus che opera dal 1988 per sostegno psicologico, morale e materiale di mamme e famiglie con bambini da 0 a 3 anni, per la promozione e la difesa della vita.
Tra i servizi offerti: ascolto, accoglienza, distribuzione, gruppo “in dialogo” per il sostegno alla tossicodipendenza, aiuto ad alunni della scuola primaria e secondaria, baby sitting, informazione e formazione all’uso responsabile del denaro. Medicinali, vestiario, disponibilità di un medico una volta a settimana, sportello lavoro a Santa Monica, la realtà più organizzata.
Nella giovane parrocchia di Sant’Agostino, nata il 25 giugno scorso, in territorio residenziale, le famiglie assistite da due volontarie sono una decina, aiutate per il pagamento delle bollette e la spesa. In prima linea sul territorio opera poi la Comunità di Sant’ Egidio che incontra i poveri in strada, portando un pasto caldo, coperte ed offrendo altri servizi come la scuola della pace – doposcuola per i bambini – e la scuola di italiano per stranieri. Centro d’ascolto Caritas con sei volontari e una raccolta viveri ben organizzata a Nostra Signora di Bonaria. «Riusciamo ad offrire un pacco viveri a 40/50 famiglie al mese. Non si tratta di extracomunitari ma nuclei familiari della parrocchia» sottolinea Massimo Soraci, diacono.
«Una situazione quella della Caritas diocesana che ci interpella ed invita a fare rete. 45 le persone – giovani, famiglie – che si sono presentate in due settimane come volontari per la Caritas parrocchiale» comunica dall’altare don Carmelo di Giovanni, parroco a Regina Pacis. «Ci stiamo riorganizzando. Non si tratta di dare pacchi ma di essere presenza in ospedale, nelle case di cura per anziani, in carcere» spiega il sacerdote, cappellano per 40 anni tra i detenuti «invitare a pranzo la domenica chi è solo, sostenere poveri, rifugiati e migranti. Siamo in un momento di grande confusione mediatica ma piano piano, con l’impegno di tanti, faremo esplodere fratellanza e misericordia».
9 febbraio 2018