Educazione e inclusione: le frontiere della Fondazione Augurusa
Presentata l’organizzazione intitolata ad Antonio Emanuele, ucciso a 12 anni dalla traversa della porta di un campetto di calcio. A presiederla, il fratello Francesco
«Mi impegno a vivere amando e rispettando il prossimo». Un fervore che si ritrova spesso nelle biografie di tanti santi e che ha contraddistinto anche la vita di un adolescente stroncata troppo presto da un incidente facilmente eludibile. Antonio Emanuele Augurusa aveva 12 anni il 30 luglio 1998 quando, con il fratello maggiore Francesco e alcuni amici, giocava a calcio in un campetto vicino a casa, in un paesino della periferia calabrese. La traversa in acciaio della porta si staccò travolgendolo e uccidendolo.
Chi lo ha conosciuto ricorda la sua umiltà, gentilezza, disponibilità, generosità, anche nei piccoli gesti come quello di donare la sua merenda a un compagno di classe che altrimenti non avrebbe avuto nulla da mangiare. A suo nome, il fratello Francesco, vicesegretario nazionale Ucid Giovani (Unione cristiana imprenditori e dirigenti), ha dato vita in questi anni a decine di attività che ora confluiscono nella Fondazione Antonio Emanuele Augurusa, da lui presieduta. Presentata ufficialmente venerdì 11 giugno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, nella basilica di San Vitale e Compagni Martiri in Fovea di via Nazionale, all’ombra del motto “Charitas omnia vincit” la Fondazione intende promuovere attività di educazione e inclusione per sradicare la povertà energetica, alimentare, educativa e culturale. «Saremo intermediazione e collegamento attivo per potenziare e moltiplicare gli effetti della volontà di singoli, enti e imprese di realizzare concrete iniziative e opere che incidano nelle situazioni contemporanee di povertà», ha detto Francesco.
Uno dei primi progetti realizzati a nome di Antonio, ora inglobato nella Fondazione, è Virtus Lab, che unisce domanda e offerta di lavoro promuovendo un percorso formativo gratuito rivolto a giovani in cerca di occupazione. I campi di azione della Fondazione saranno quelli «affini alle peculiari propensioni di Antonio», che amava lo sport, l’arte e la natura. Previsti anche interventi per la messa in sicurezza di strutture sportive dedicate ai più piccoli, «spesso trascurate in quelle aree dimenticate dei troppi “Sud del mondo”», ha proseguito il presidente della Fondazione.
Nell’ambito dell’arte, sarà riqualificata la navata di destra della basilica di San Vitale e Compagni martiri in Fovea, che porterà il nome di Antonio. I lavori, descritti dagli ingegneri Paolo Fusaro ed Emanuele Miceli, inizieranno nei prossimi mesi e oltre alla sostituzione della pavimentazione e al potenziamento dell’illuminazione, si procederà con l’ammodernamento di un’aula destinata alle attività della Fondazione. Tra queste anche la realizzazione di piani di sviluppo sostenibile improntati sull’Agenda 2030, la tutela e la difesa di minori e disabili e l’apertura di un laboratorio medico dedicato ai più fragili. Quest’ultimo «è un progetto ancora in fase embrionale – ha spiegato Francesco -. Le aziende doneranno gli strumenti di diagnostica mentre medici e volontari, provenienti dalle eccellenze della sanità romana, gestiranno la struttura rivolta alle vulnerabilità di ogni genere».
La presentazione della Fondazione è stata preceduta dalla celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Patrick Descourtieux, capo ufficio nella Congregazione per la dottrina della fede, che ha anche benedetto la nuova statua del Sacro Cuore di Gesù, realizzata dallo scultore Michele Divito. Tra i concelebranti don Elio Lops, parroco di San Vitale e Compagni martiri in Fovea, don Isidor Iacovici, cappellano della missione con cura d’anime per i migranti romeni di rito latino residenti a Roma, e don Giuseppe Ganciu, vicario episcopale per l’esercito italiano.
14 giugno 2021